L’elenco dei metodi di esecuzione ideati dall’uomo nel corso dei secoli
Le esecuzioni capitali sono state una pratica diffusa nel corso della storia e sono state concepite per diverse ragioni. Se in passato le torture venivano utilizzate per ottenere confessioni da prigionieri, eretici e presunte streghe, le esecuzioni capitali avevano un duplice scopo: uccidere una persona e servire come monito per gli altri, creando un clima di terrore e prevenendo così la commissione di crimini o rivolte.
L’elenco dei metodi di esecuzione ideati dall’uomo nel corso dei secoli è estremamente vasto, indicando la presenza di un disturbante piacere nell’uccidere il prossimo che spesso era anche spettacolare. Questo evidenzia la volontà di rendere l’atto di uccidere non solo definitivo, ma anche un evento visivamente impattante.
I più atroci metodi di messa a morte che l’uomo ha utilizzato nei secoli
Tormento del “topo”
Questa forma di tortura emerse nei primi secoli dopo Cristo, ma fino al XIII secolo venne utilizzata raramente poiché la minaccia di ciò che avrebbe causato era sufficiente a instillare terrore nei prigionieri, facendoli confessare ogni segreto. Tornò ad essere un metodo di tortura durante la famigerata caccia alle streghe, ma spesso veniva riservato ai prigionieri di guerra o a criminali pericolosi. Per loro, diventava una condanna a morte, forse una delle più terribili mai inventate.
La vittima veniva spogliata, legata e sopra l’addome veniva posizionato un secchio di metallo o legno contenente un ratto. La base del secchio veniva riscaldata in modo che l’animale, impossibilitato a scappare, iniziasse a contorcersi per via del calore, lacerando la carne del prigioniero e scavando una fossa attraverso le sue viscere.
Supplizio del “pendolo”
L’Inquisizione Spagnola era convinta che la tortura dovesse essere lenta e tormentosa per sfiancare fisicamente e psicologicamente l’accusato; allo stesso modo, credevano che un’agonia lenta e atroce fosse un monito efficace per il pubblico e che una morte cruenta avrebbe reso i futuri accusati più malleabili. Questa, come molte delle esecuzioni durante il Medioevo, avveniva in pubblica piazza, a vista di tutti.
La vittima veniva legata su un tavolo con strette catene o corde in modo che potesse muovere solo gli occhi; quindi veniva attivato un meccanismo a pendolo, costituito da una catena a cui era fissata una lama affilata, e lentamente l’asta del pendolo veniva allungata in modo che la lama scendesse sul corpo del condannato. La lama tagliava implacabilmente la pelle, continuando a tagliare il corpo fino ad ucciderlo.
Il “toro di Falaride”
La leggenda narra che Perillo di Atene, un fabbro, inventò questo strumento di morte per ingraziarsi Falaride, il tiranno di Agrigento, proponendo un metodo “divertente” per giustiziare i criminali. Si trattava di una riproduzione di un toro di metallo, vuoto all’interno e con una porta sul fianco. La vittima veniva rinchiusa all’interno e sotto il ventre della statua veniva acceso un fuoco che gradualmente riscaldava il metallo fino a renderlo incandescente: in pratica, la vittima arrostiva lentamente fino alla morte. Ma l’atroce particolarità di questa invenzione risiedeva nel fatto che la testa del toro era dotata di un complesso sistema di tubi che trasformavano le urla dei prigionieri in suoni simili a quelli emessi da un toro infuriato.
Si dice che Falaride apprezzò molto l’invenzione, ma era così malvagio che ordinò che fosse provata dallo stesso Perillo. Falaride ebbe modo di godere del suono delle sue grida, ma prima che Perillo morisse, lo fece liberare per poi cacciarlo brutalmente dal regno.
Esecuzioni capitali
L’impiccagione è uno dei metodi più comuni utilizzati nella storia dell’umanità. Sono state adottate molte varianti, ma in generale consisteva nel sospendere una persona per il collo con una corda, causando la morte per soffocamento o, se avesse avuto fortuna, per la caduta da un’altezza determinata. La forca prendeva il nome dalle due travi verticali che sostenevano il trave trasversale, sul quale l’esecutore appendeva il condannato (la disposizione ricordava un forcone rovesciato).
In tempi più recenti, si utilizzava il patibolo, un’impalcatura orizzontale dotata di botole, sulla quale il condannato veniva posto prima di essere bendato e stretto con una corda attorno al collo; l’apertura di una botola sotto i piedi provocava la sospensione della vittima, causando la rottura delle ossa del collo e l’asfissia.
Nel Medioevo, la pratica veniva semplificata legando una corda al collo del condannato e gettandolo da una grande altezza (come le mura di un castello o un precipizio).
Impiccagione con cani
Il condannato veniva sospeso per i piedi anziché per il collo, sempre con una corda. Questo perché, allo stesso modo, cani affamati venivano sospesi accanto a lui e, per la paura ed eccitazione, iniziavano a agitarsi e mordere la vittima fino a sbranarla in modo orribile. Per rendere l’esperienza ancora più “eccitante”, i cani venivano posizionati all’altezza del viso o dell’addome del condannato.
Rogo
Il rogo era riservato per giurati falsi, eretici e presunte streghe, e solitamente la condanna a morte veniva eseguita immediatamente dopo la dichiarazione di colpevolezza. Il fatto che il rogo venisse preparato in anticipo prima ancora che la sentenza fosse emessa dice molto sul numero di processi che finivano in questo modo. Anche in questo caso, vi erano diverse varianti a seconda della regione in cui veniva applicato, ma di solito la vittima veniva prima strangolata e poi il suo corpo semi-incosciente veniva calato in un barile di catrame e legato a un palo.
Veniva appiccato il fuoco alla base, solitamente costituita da paglia o una pira, e si assisteva mentre la vittima bruciava viva. Attorno al fuoco, solitamente, si schieravano le guardie che, nel caso la presunta strega si liberasse, la rimettevano nel rogo.
Divorato dagli insetti
Era una delle punizioni più umilianti in assoluto, specialmente perché veniva eseguita in pubblica piazza. Oltre a ciò, era terribile perché era un processo lento e incredibilmente doloroso, riservato agli adulteri, ai traditori della patria e alle spie. La tecnica era molto semplice: si spogliava la vittima, la si legava a un palo o a una tavola e si versava sul suo corpo miele, cibo in decomposizione ed escrementi. Poi si aspettava: tutto il resto era compito della natura. Quando si desiderava accelerare il processo, si aggiungevano scarafaggi, larve, formiche e vespe sulla vittima, spesso inserendoli negli orifizi, e si assisteva alla terribile morte che di solito sopraggiungeva entro la giornata.
Lo scafismo
Era un’altra delle condanne riservate ai peggiori criminali, spesso utilizzata nelle colonie del Nuovo Mondo per punire i ladri di tesori destinati ai re. Di solito, la vittima veniva legata su una canoa e coperta di vermi e cibo in decomposizione, quindi la canoa veniva lasciata sulla riva di uno stagno e si tornava dopo alcune settimane. Ovviamente, era sufficiente molto meno tempo affinché il condannato morisse, poiché quando l’odore si diffondeva nell’aria, insetti e predatori arrivavano a nutrirsi della sua carne.
A volte, invece di utilizzare una barca, la vittima veniva sepolta lasciando fuori solo la testa e poi veniva ricoperta di rifiuti; il risultato era lo stesso.
Veleno
Sin dall’antichità, i veleni sono stati utilizzati per eliminare persone scomode, destando pochi sospetti. L’aspetto interessante è che il veleno non era un metodo di esecuzione legale e infatti veniva utilizzato proprio per nascondere l’identità dell’assassino. Esistono moltissimi tipi di veleni, ma la maggior parte veniva somministrata mescolandoli nel cibo, anche per mascherarne il sapore. Si dice che fossero l’arma preferita per l’omicidio dalle donne.
Pinze per la lingua
I traditori, i perjuri, le spie e i doppiogiochisti venivano puniti con un metodo semplice: il taglio della lingua. Tuttavia, lo strumento utilizzato era progettato per causare una sanguinosa emorragia che portava alla morte del condannato. Assomigliava a forbici affilate, con cui il carnefice tagliava solo una parte della lingua, causando una perdita di sangue fatale.
Seppellimento in spiaggia
Questo metodo era utilizzato in Grecia e nei paesi del nord Europa e consisteva nel far annegare lentamente il condannato. Si sceglieva il momento di bassa marea, si spezzavano le braccia alla vittima e si la seppelliva sulla riva. Con il passare del tempo, l’innalzarsi della marea avrebbe portato alla morte del condannato, incapace di difendersi. Questo metodo era riservato ai traditori.
Squartamento
Era un metodo di esecuzione ampiamente diffuso e utilizzato per lungo tempo. Consisteva nell’incidere l’addome e perforare gli intestini con un uncino montato su una carrucola che veniva poi azionata. Nell’antica Roma, e anche in Francia nel 1700, venne utilizzata una variante dello squartamento che coinvolgeva i cavalli. Un caso famoso fu quello di Robert-François Damiens, che nel marzo del 1757 venne giustiziato in questo modo per aver attentato alla vita di Luigi XV. Venne legato alle braccia e alle gambe con delle funi, che erano a loro volta collegate a barre metalliche fissate ai cavalli. I cavalli vennero poi spronati a tirare in direzioni opposte, straziando le membra del condannato.
Impalamento
Era un metodo di esecuzione che ricorda Vlad Tepesh, l’uomo che ispirò il personaggio di Dracula. Era ampiamente utilizzato ai confini con la Turchia, e i cristiani lo riservavano agli Ottomani come punizione e per spaventare i soldati in fuga. Tuttavia, l’impalamento veniva praticato ovunque, anche prima del 1000. Consisteva nell’infissione di un palo appuntito nell’ano del condannato in modo che emergesse al livello delle spalle, facendo attenzione a non danneggiare gli organi vitali. L’agonia poteva durare giorni e spesso il condannato veniva posto a testa in giù per rendere il tormento più atroce. Il peso del corpo faceva sì che il palo penetrasse sempre più nel corpo, causando una devastazione interna orrenda. In mancanza di pali di ferro, che erano costosi, venivano utilizzati tronchi d’albero, aumentando così la sofferenza e il tempo della terribile tortura.
Vergine di Norimberga (o “fanciulla di ferro”)
Era uno strumento di tortura, non di morte, come dimostra il fatto che gli aculei erano posizionati in modo da non penetrare gli organi vitali. Lo scopo era quello di estorcere una confessione da un sospettato, ma purtroppo la Vergine di Norimberga veniva tenuta nelle segrete, lontano dagli occhi del popolo. Spesso, una volta ottenuta la confessione, si “dimenticava” della vittima all’interno dello strumento e si riapriva solo quando non lamentava più l’atroce dolore.
Bollitura e friggitura
Erano metodi di esecuzione utilizzati nell’Oriente fino all’inizio del 1900. I prigionieri venivano immersi in acqua o olio bollenti. La severità della pena variava a seconda dei crimini commessi dal condannato. Se si desiderava ucciderlo immediatamente, si iniziava immergendolo dalla testa; se si voleva prolungare l’agonia, si calava lentamente a partire dai piedi. Una variante consisteva nell’uso di una piastra rovente, una roccia riscaldata o una griglia.
Crucifixiun
Solitamente associamo l’esecuzione di Gesù Cristo al metodo tradizionale di crocifissione nell’antica Roma, ma la storia ci tramanda diversi metodi di crocifissione. I pali potevano essere disposti a formare una croce a T o una X, il corpo poteva essere legato o inchiodato, il condannato poteva essere cosparso di oli o liquidi per attirare insetti, e così via. Forse il metodo più atroce consisteva nel legare la vittima a una croce con corde e posizionare un cavalletto con un’ascia o una lama tra le gambe: era solo questione di tempo prima che, quando i muscoli cedevano, il condannato si lasciasse andare sulla lama e fosse squarciato in due. Questa pratica era riservata agli schiavi ribelli di Roma e delle province romane.
Gabbia sospesa
Questo è un metodo di esecuzione molto antico che consisteva nel chiudere il condannato in una gabbia, senza preoccuparsi se fosse comodo o meno. Spesso la vittima veniva appesa a un albero o a una forca e lasciata morire di fame e sete. Per aumentare la crudeltà, si versava del sangue animale sul condannato per attirare corvi e uccelli necrofagi che lo divoravano lentamente. A volte gli spettatori lanciavano pietre e altri oggetti per incrementare il dolore della vittima. Una variante molto utilizzata nel Medioevo era una gabbia di metallo che riproduceva la forma del corpo umano, nella quale il condannato aveva pochissima libertà di movimento. Rinchiuso in quel modo, l’unico suo desiderio era di essere colpito da una pietra in testa per morire immediatamente, altrimenti sarebbero sopraggiunti crampi dolorosissimi.
Lapidazione
Questo metodo era semplice, rapido e non richiedeva alcun costo: consisteva nel lanciare sassi contro il condannato finché non moriva a causa dei traumi e delle contusioni. Spesso la comunità assisteva e partecipava a questo spettacolo. La Bibbia menziona la lapidazione come la punizione riservata alle adultere. Purtroppo, lapidazioni sono avvenute anche di recente in paesi islamici e africani.
Decapitazione
In Europa, la decapitazione fu una forma di pena di morte utilizzata tra il 1400 e il 1600, ma è stata applicata in diverse epoche della storia umana. Solitamente, un boia armato di scure, ascia o spada tagliava la testa di un condannato costretto a prostrarsi a terra. In Inghilterra, l’ultima esecuzione per decapitazione ufficialmente documentata avvenne nel 1747, e l’ascia utilizzata è ora conservata come reliquia nella Torre di Londra.
Ghigliottina
Questo era un metodo di esecuzione che consisteva in una macchina, piuttosto che una tecnica di esecuzione. Prese il nome da Joseph-Ignace de Guillotin, che ne propose l’adozione nel 1789, anche se era già in uso in Scozia dal 1550 ed era molto diffusa. La ghigliottina era composta da due travi verticali unite in alto da una traversa, e una pesante lama obliqua legata con una fune alla traversa. Il condannato veniva posto su una sorta di gogna, sotto la quale la lama sarebbe scesa tagliando il collo del prigioniero. La ghigliottina divenne famosa per l’ampio utilizzo durante la Rivoluzione francese e il successivo “periodo del terrore“.
Sgozzamento
Oggi questo metodo viene utilizzato per uccidere suini e altri animali da macello. In passato, questa tecnica era principalmente utilizzata illegalmente da briganti, assassini e ladri (i cosiddetti “tagliagole”). Tuttavia, recentemente è stata impiegata anche in paesi islamici, dove l’atrocità è aumentata dal fatto che le vittime vengono sospese con ganci da macello e lasciate morire in un lento dissanguamento che può protrarsi per ore.
Scorticamento
Una delle pratiche più orribili del passato consisteva nello scorticamento del condannato, infliggendo dolori così intensi da causarne svenimenti e morte. Si ritiene che questa pratica fosse utilizzata già al tempo degli Assiri e dei Babilonesi e consisteva nell’immobilizzare il condannato (di solito appendendolo a catene o corde) e rimuovere la sua pelle a strisce con vari strumenti. Per infliggere ancora più dolore, il condannato veniva scuoiato lentamente e, se perdeva conoscenza, veniva risvegliato con acqua gelata. Si dice che gli esecutori più cinici, una volta rimossa la pelle, gettassero sale sulle ferite.
Soffocamento
Probabilmente il metodo più utilizzato nel passato per uccidere una persona e le cui origini si perdono nel tempo. Esistono molte modalità per soffocare un individuo, ma in generale consisteva nel privare la persona dell’aria, legando un corda o un indumento intorno al collo e stringendo fino a provocare asfissia. Più recentemente, i prigionieri di guerra venivano uccisi con sacchetti sulla testa, ma si può dire che questa non fosse un metodo di esecuzione ufficiale, ma piuttosto utilizzato per omicidi isolati.
Schiacciamento
Nata come una tortura medievale per estorcere confessioni agli spie, diventò ben presto un metodo di esecuzione eseguito in pubblica piazza. Il condannato veniva steso a terra o su una pietra e sopra di lui veniva posta una lastra; quindi iniziava una progressiva pressione, solitamente eseguita con massi o barili, che alla fine schiacciavano il condannato a morte. Una variante consisteva nel far passare animali sulla lastra, solitamente cavalli o buoi.
Sega
Un metodo di esecuzione estremamente doloroso e lento, probabilmente ispirato dall’osservazione dei boscaioli che tagliavano gli alberi. Il condannato veniva letteralmente sezionato verticalmente, venendo appeso a testa in giù per far affluire il sangue verso la testa. Questo prolungava la sua sofferenza, rendendo l’agonia ancora più dolorosa.
Spappola testa
Un metodo che potrebbe essere considerato un precursore della lobotomia, utilizzato per trattare persone affette da schizofrenia in vari istituti psichiatrici. Nel Medioevo, questo tipo di esecuzione era riservato alle donne considerate irrequiete e alle persone ritenute possedute o mentalmente instabili. Si trattava di un rudimentale dispositivo montato su un torchio, che veniva applicato al cranio della vittima dopo averla immobilizzata e messa in posizione seduta. Anche questa forma di esecuzione provocava una morte lenta e dolorosa.
Torchio
Questo è un caso in cui si impiegava più tempo e risorse di quanto si potesse ritenere necessario per porre fine alla vita del condannato. Lo strumento, come suggerisce il nome, assomigliava a un torchio, ma era decisamente più grande del normale. All’interno, una pressa poteva contenere uno o più uomini, mentre due o più boia giravano attorno schiacciando sempre di più i piani di legno e ferro. I condannati morivano lentamente, schiacciati dalla macchina.
Dissanguamento
Durante il periodo della caccia alle streghe, si credeva che il potere di una strega risiedesse nel suo sangue e si riteneva che dissanguarla o purificare il suo sangue attraverso il fuoco fosse sufficiente per porre fine ai suoi malefici. All’inizio, gli inquisitori ordinavano che le streghe confessate venissero “marchiate sul volto” (cioè sfregiate sul naso e sulla bocca) e lasciate morire dissanguate. Solo successivamente si pensò al rogo come metodo di esecuzione.
Trafittura con frecce
Le frecce avevano un costo, soprattutto se non si andava in guerra. Pertanto, l’esecuzione con arco e frecce era riservata a criminali noti (spesso sosia, per mostrare all’opinione pubblica l’efficienza delle autorità). Come nelle future fucilazioni, la trafittura con frecce prevedeva che il condannato fosse legato a un palo o a un muro e usato come bersaglio dai tiratori. Se si desiderava prolungare l’agonia della vittima, si ordinava di colpirlo in parti non vitali e solo successivamente di puntare a quelle mortali con tiri successivi.
Fucilazione
La fucilazione fu ampiamente utilizzata in tutta Europa fino alla Seconda Guerra Mondiale ed era uno dei metodi più comuni dopo l’invenzione delle armi da fuoco. L’esecuzione consisteva nel posizionare il condannato di fronte a un muro (spesso legato per evitare la fuga) e un plotone composto da 6 a 18 fucilieri gli sparava un colpo alla testa. Dopo la prima scarica, il comandante solitamente controllava lo stato del condannato e, se necessario, gli infliggeva un colpo di grazia alla tempia o alla nuca.
Colpo di cannone
Si narra che fosse un metodo di esecuzione preferito dai corsari inglesi e dai pirati, ma in realtà fu poco utilizzato, limitato a rare occasioni durante la guerra di indipendenza e la guerra di secessione. La vittima veniva posizionata di fronte alla bocca di un cannone e sparata un colpo che ne squarciava il corpo.
Trascinamento
Questa forma di esecuzione mirava a infliggere un dolore estremo. Usata principalmente nell’antica Roma, spesso veniva eseguita in piazza o nelle arene, di fronte a migliaia di spettatori. Il condannato veniva legato per piedi o braccia a una biga, un cavallo o un carro trainato da buoi, e gli animali venivano spronati a correre trascinando il corpo per le strade fino a ridurlo in pezzi.
Annegamento
L’annegamento fu inizialmente riservato agli invasori, successivamente alle streghe e, nei primi anni del 1900, alle persone scomode alla mafia. Veniva attuato in vari modi, ma il metodo principale consisteva nell’immobilizzare il condannato per impedirgli di nuotare e legargli un peso al collo o ai piedi per farlo affondare. Negli anni ’20, negli Stati Uniti, a chi parlava troppo veniva spesso inserito i piedi nel cemento, che veniva fatto indurire prima di essere gettato in acqua da una barca o da un molo.
Caduta dall’alto
Questa sentenza veniva eseguita dai signori dei castelli, di solito su traditori o amanti (sia i propri che del proprio coniuge). Il disgraziato veniva legato e gettato da una rupe, in un baratro o dalle mura del castello. Alcuni si ingegnavano a costruire trabocchetti con punte acuminate nelle fondamenta. Questo metodo era molto utilizzato durante l’era di Sparta, anche su bambini considerati troppo deboli per diventare valorosi guerrieri.
Morte per fame o sete
Questa sentenza veniva utilizzata senza un motivo specifico ed è stata ampiamente praticata fino ad oggi su prigionieri di ogni tipo. Il condannato veniva rinchiuso in una cella o in una gabbia e lasciato morire di privazioni. Dante racconta un caso simile nella Divina Commedia: il conte Ugolino della Gherardesca, imprigionato insieme ai suoi figli, nell’Inferno dantesco racconta di essere stato costretto a morire di fame insieme ai suoi figli in cima a una torre.
Sbranamento da animali
Nell’antica Roma, gli schiavi, i prigionieri di guerra e i primi cristiani venivano condannati ad entrare in gabbie o arene (quando si desiderava uno spettacolo) con belve feroci. Nel castello di Sant’Elmo a Napoli, gli Aragonesi utilizzavano la fossa del coccodrillo. Fino dopo l’anno 1000, anche i traditori della famiglia venivano puniti in questo modo: il condannato veniva chiuso in un sacco insieme a serpenti velenosi, scorpioni o cani affamati e lasciato a morire.
La garrota
Questo metodo di esecuzione era ampiamente utilizzato in Europa durante il Medioevo. Consisteva in un palo al quale era legato un collare metallico. Il condannato veniva fatto sedere e il collare veniva gradualmente stretto intorno al collo utilizzando delle viti o una fune, fino a quando le ossa della colonna vertebrale si rompevano.
Immersione nelle fogne
Questa forma di pena di morte aveva due scopi principali. In primo luogo, ovviamente, quello di uccidere il condannato, ma anche quello di umiliarlo pubblicamente nel momento della sua morte. Solitamente, coloro che subivano questo tipo di esecuzione erano corrotti, prostitute, adultere o persone considerate emarginate dalla società. Spesso l’esecuzione veniva annunciata giorni prima per le strade delle città, al fine di attirare il maggior numero di spettatori. Il condannato veniva legato e immerso nelle fogne della città o nei canali di scolo di un castello. A volte veniva chiuso in una gabbia e gettato nelle acque luride dove moriva per annegamento. Si dice che in questo modo sia stata giustiziata anche Edoardo II.
La sedia elettrica
La sedia elettrica fu introdotta negli Stati Uniti nel 1888 da un dentista di nome Albert Southwick, che propose l’elettroesecuzione come un metodo giudiziario ritenuto più “civile” rispetto all’impiccagione. Nel corso degli anni, le modalità di esecuzione sulla sedia elettrica sono cambiate, ma ancora oggi seguono una sequenza simile: il condannato viene legato alla sedia, vengono posizionati degli elettrodi di rame sulla testa e su una gamba, e quindi vengono inviate scariche elettriche a intervalli brevi che provocano la morte per arresto cardiaco e paralisi respiratoria. Attualmente, un elettricista regola la corrente variando il voltaggio da 500 a 2.000 volt (altrimenti il corpo del condannato potrebbe prendere fuoco) e al momento della morte la temperatura del corpo può raggiungere gli 80°C. Gli effetti visivi di questa esecuzione sono terrificanti: l’elettricità provoca spesso scosse, vomito, fuoriuscita degli occhi dalle orbite, schiuma dalla bocca, emorragie dagli orifizi… per questo motivo al condannato viene messa una maschera di cuoio. A volte il condannato perde conoscenza con la prima scarica, ma gli organi interni continuano a funzionare, rendendo necessarie ulteriori scariche per porre fine alla sua vita. Tutto ciò perché si crede che sia un metodo di esecuzione più umano.
La camera a gas
E’ stata erroneamente associata esclusivamente ai tedeschi nei campi di concentramento, ma in realtà questo metodo di esecuzione è stato introdotto negli Stati Uniti negli anni ’20. Il prigioniero viene legato a una sedia all’interno di una camera sigillata, dove viene rilasciata una miscela di gas velenosi, tra cui il cianuro, che causa la morte per asfissia. Il cianuro viene utilizzato perché blocca gli enzimi respiratori che trasferiscono l’ossigeno dal sangue alle cellule del corpo.
L’iniezione letale
E’ uno dei metodi più recenti per la pena di morte. È stato introdotto in Oklahoma e in Texas nel 1977, con la prima esecuzione che ha avuto luogo nel dicembre 1982 in Texas. Il principio di base è rimasto lo stesso nel corso degli anni: inizialmente veniva somministrata un’iniezione endovenosa letale di un barbiturico ad azione rapida (come il Pentothal o equivalenti) combinato con un agente paralizzante. Più di recente è stato introdotto un terzo composto chimico con funzione anestetica. Con questo metodo, la morte avviene tra 5 e 15 minuti dall’iniezione.
Seppellire vivo
L’atto di seppellire vivo è avvenuto talvolta per errore e talvolta deliberatamente. In genere, non coinvolgeva condannati ufficiali, ma persone scomode, ed era quindi un metodo di omicidio. Di solito venivano utilizzate casse o bare per ritardare la morte, ma molti criminali non si facevano scrupoli e, dopo aver reso incosciente la vittima, scavavano una fossa e la seppellivano viva, provocando la morte in tempi molto brevi. Si ritiene che ancora oggi molte persone scomparse possano fare questa fine, poiché è uno dei modi migliori per occultare un cadavere.
La Fossa dei Serpenti
Questo era un metodo usato in passato nel Medio Oriente per uccidere e fornire spettacolo. Consisteva nel gettare il condannato in una buca piena di serpenti velenosi e assistere alla sua morte atroce e lenta. Talvolta i serpenti venivano provocati a mordere gettando loro acqua bollente o composti aggressivi, ma spesso era sufficiente lasciarli senza cibo per alcuni giorni e il risultato era garantito.
CISI (Suicidio forzato cinese)
Questo metodo era in uso anche nell’antica Grecia, ma era ampiamente praticato in Cina e in molti paesi dell’estremo Oriente. In pratica, i tiranni consegnavano un’arma al condannato e gli lasciavano la scelta di come procurarsi la morte. L’alternativa solitamente era essere bruciati, impalati o sottoposti a scorticamento lento, il che faceva propendere per l’opzione di togliersi la vita velocemente piuttosto che sopportare atroci sofferenze. A Roma, questa pratica venne utilizzata da Nerone nel 65 d.C., quando permise ai sospetti di mettere fine alla propria vita dopo un complotto fallito contro di lui. In Giappone, si parlava di “seppuku” (noto anche come “harakiri”), anche se non è più praticato da circa trent’anni. Era considerata una morte onorevole perché consentiva al condannato di mantenere la propria dignità.
Matrimonio Repubblicano
Questa era una punizione medievale riservata agli amanti e agli adulteri. Nella maggior parte dei casi, veniva richiesta come esecuzione da parte di un marito tradito, generalmente un signorotto o una persona di alta società, e spesso bastava anche solo il sospetto di adulterio. I due amanti venivano spogliati nudi, legati insieme con una corda o delle catene e poi si decideva come ucciderli. Solitamente, venivano fatti annegare in uno stagno o gettati dalle mura del castello. Tuttavia, in alcuni casi, quando il signorotto voleva mostrare al popolo la sua poca tolleranza, venivano impalati di fronte al cancello principale o trafitti con spade dai suoi cavalieri.
Dissoluzione in acido
La dissoluzione in acido è un metodo spesso utilizzato per sbarazzarsi di una persona indesiderata. Gli acidi concentrati, come l’acido solforico o l’acido muriatico, sono solitamente impiegati. Questi acidi “bruciano” la pelle e il processo è estremamente rapido, portando alla morte quasi istantaneamente. Tuttavia, eliminare ogni traccia non è così semplice a causa della resistenza dei legami proteici tra gli amminoacidi.
Morte dai mille tagli
La morte dai mille tagli era una pratica cinese che è stata utilizzata per oltre un millennio, fino al 1905, quando divenne illegale. Il condannato veniva legato a un palo in una piazza pubblica e, in modo metodico, venivano effettuati numerosi tagli sulle braccia, le gambe e il torace per un lungo periodo di tempo. Successivamente, gli arti venivano amputati e l’esecuzione terminava con la decapitazione o una pugnalata al cuore. In alcuni casi, quando l’esecutore era mosso da un atto di misericordia, veniva somministrato all’individuo dell’oppio per alleviare il dolore, sebbene spesso fosse usato per evitare che la persona svenisse. Questo metodo era riservato per i casi di tradimento o l’uccisione dei propri genitori.