Irena Sendler, la donna che metteva nelle bare i bambini

Irena Sendler è stata una figura che ha segnato la storia durante la Seconda Guerra Mondiale

Irena Sendler, la donna che metteva nelle bare i bambini
Irena Stanisława Sendler, nata Irena Krzyżanowska il 15 febbraio 1910 a Varsavia, Polonia, e deceduta il 12 maggio 2008 nella stessa città, è stata una figura straordinaria che ha segnato la storia durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua vita è stata caratterizzata da coraggio, compassione e impegno per il bene dell’umanità.

Infanzia e Giovinezza

Irena Sendler è nata in una famiglia cattolica di orientamento socialista nella periferia operaia di Varsavia. Suo padre, Stanisław Krzyżanowski, era un medico che morì nel 1917 a causa del tifo, contratto mentre assisteva ammalati, molti dei quali erano ebrei. Questo tragico evento influenzò profondamente la giovane Irena, che sviluppò un forte legame con la comunità ebraica fin da adolescente.

All’università, Sendler si oppose alla ghettizzazione degli studenti ebrei, un gesto che le costò la sospensione dall’Università di Varsavia per tre anni. Dopo aver completato gli studi, iniziò a lavorare come assistente sociale nelle città di Otwock e Tarczyn.

Durante la Seconda Guerra Mondiale

Quando i nazisti occuparono la Polonia nel 1939, Irena Sendler cominciò subito a lavorare per salvare gli ebrei dalla persecuzione. Collaborando con altri, riuscì a procurare circa 3.000 falsi passaporti per aiutare le famiglie ebraiche. Nel 1942, si unì alla resistenza polacca, facente parte dell’organizzazione clandestina Żegota, incaricata del salvataggio dei bambini ebrei del ghetto di Varsavia.

Per accedere al ghetto senza destare sospetti, Irena ottenne un permesso speciale come dipendente dei servizi sociali della municipalità, apparentemente alla ricerca di sintomi di tifo, malattia temuta dai nazisti. Durante queste visite, indossava una Stella di Davide in segno di solidarietà e per non attirare l’attenzione.

Irena Sendler, il cui nome in codice era “Jolanta“, organizzò la fuga di molti bambini dal ghetto. I più piccoli venivano trasportati fuori in ambulanze o altri veicoli, mentre in altre occasioni si travestì da tecnico di condutture idrauliche e fognature, nascondendo i neonati in casse per attrezzi o bambini più grandi in sacchi di juta. Nel retro del suo furgone, aveva spesso un cane addestrato a abbaiare quando i soldati nazisti si avvicinavano, coprendo così i suoni dei bambini spaventati.

Una volta fuori dal ghetto, forniva ai bambini documenti falsi con nomi cristiani e li consegnava a famiglie cristiane o conventi cattolici, come il convento delle Piccole Ancelle dell’Immacolata a Turkowice e Chotomów. Altri bambini furono affidati a sacerdoti cattolici che li nascondevano nelle case canoniche.

Irena Sendler annotò accuratamente i veri nomi dei bambini insieme ai loro nuovi nomi falsi, seppellendo gli elenchi in bottiglie e vasetti di marmellata sotto un albero del suo giardino. Questo gesto rifletteva la sua speranza di poter un giorno riunire i bambini con le loro famiglie.

Arresto e Tortura

Nel 1943, la Gestapo arrestò Irena Sendler. Nonostante sia stata sottoposta a pesanti torture, tra cui la frattura delle gambe, non rivelò mai il suo segreto. Fu condannata a morte ma fortunatamente fu salvata dalla resistenza polacca che corruppe i soldati tedeschi incaricati dell’esecuzione.

Gli Anni Successivi al Conflitto

Dopo la guerra, Sendler subì minacce dal regime comunista a causa dei suoi legami con il governo in esilio della Polonia e l’Armia Krajowa. Dal 1948 al 1968 fu membro del Partito Comunista polacco, ma lasciò il partito in seguito alle campagne antiebraiche condotte dal regime nel 1968.

La Memoria di Irena Sendler

Nel 1965, Irena Sendler fu riconosciuta come Giusta tra le nazioni dallo Yad Vashem di Gerusalemme. La sua storia fu portata alla luce nel 1999 da studenti di una scuola superiore nel Kansas, che iniziarono un progetto per diffondere la conoscenza della sua vita e del suo eroismo.

La Sendler ricevette riconoscimenti da diverse parti del mondo, compresa una lettera personale dal Papa Giovanni Paolo II nel 2003. Nel 2007, il Senato polacco votò all’unanimità per proclamarla eroina nazionale. Sebbene non abbia ricevuto il Premio Nobel per la Pace, il suo lavoro straordinario continuerà a vivere nei cuori di coloro che riconoscono il suo coraggio e la sua dedizione nell’aiutare gli altri in uno dei periodi più bui della storia umana.

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FonteUfficiale.com