Il drago è una creatura leggendaria che si presenta sotto forma di serpente o rettile ed è presente in tutte le culture
Il drago è una creatura leggendaria che si presenta sotto forma di serpente o rettile ed è presente in tutte le culture. Nelle culture occidentali, il drago è considerato una creatura malefica portatrice di morte e distruzione, mentre in quelle orientali è visto come portatore di fortuna e bontà.
La parola “drago” deriva dal latino “draco” e dal greco antico “drakon“, entrambi con il significato di “serpente“. L’etimologia del termine è stata oggetto di discussione, ma potrebbe essere legata al verbo greco “dèrkesthai“, che significa “guardare” o “che guarda lontano“, probabilmente in relazione ai poteri legati allo sguardo attribuiti a queste creature o alla loro vista acutissima. In sanscrito e indiano antico, invece, “dragh-ayami” significa “allungare“.
Alcuni sauri esistenti, come il varano di Komodo, il drago barbuto, il drago d’acqua, il drago volante e il drago marino, vengono talvolta chiamati “draghi“.
I draghi nella cultura antica
Nella cultura antica, il termine “drago” veniva utilizzato per indicare diverse specie di serpenti grandi e non pericolosi, che potevano addirittura essere tenuti come animali domestici.
Già nell’antica Grecia, Omero menzionava il “drago” come un animale fantastico dalle incredibili capacità fisiche, rappresentato come un serpente con zampe e ali. Anche nelle opere di altri autori, come Apollonio Rodio e Filostrato, il drago assumeva un ruolo importante, come nel mito del drago Ladone, ucciso da Eracle e posto nel firmamento nella costellazione del Draco, o del drago Pitone ucciso da Apollo.
Scrittori romani come Plinio, Gaio Giulio Solino e Pomponio Mela trattavano ampiamente del drago nelle loro opere, mentre nel Nuovo Testamento, nell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo, il drago veniva utilizzato come simbolo del diavolo, rappresentato come un enorme drago rosso con sette teste e dieci corna che insidiava ripetutamente la Donna vestita di Sole, ma veniva infine sconfitto da Dio e dai suoi angeli.
Nella favola di Fedro intitolata “La volpe e il drago“, il drago compare per la prima volta come custode di tesori nascosti, simboleggiando l’avidità.
In Cina, i draghi sono da lungo tempo considerati, insieme alla fenice, simboli della famiglia imperiale. Il drago è diventato una creatura mitica e leggendaria presente nell’immaginario collettivo di molte culture. Viene rappresentato sia come una figura malvagia (il drago nella Bibbia simboleggia il male supremo, il diavolo), sia come un guardiano e difensore di antichi tesori e luoghi magici, portatore di una vasta conoscenza. Inoltre, non è irragionevole pensare che queste fantasie siano state alimentate dal ritrovamento di fossili di dinosauri, che all’epoca non potevano essere spiegati in altro modo. Ad esempio, già nel 300 a.C., un misterioso fossile trovato a Wucheng, Sichuan, in Cina, fu etichettato come fossile di drago da Chang Qu.
Intorno al 1910, è stato reso pubblico che una specie di lucertola chiamata “drago di Komodo” esisteva davvero.
Negli anni ’70, l’illustre scalatore ed esploratore italiano Walter Bonatti fotografò un particolare animale, pubblicando dettagliate foto e articoli su diverse riviste. Si trattava di una specie di sauro chiamata “varano“, di solito lunga non più di due metri. Tuttavia, la specie che vive sull’isola indonesiana di Komodo, conosciuta come “Varano reale” dell’isola di Komodo, può superare i 3 metri di lunghezza. Esistono diverse varietà di varani, tra cui quelli che vivono sugli alberi e sono in grado di planare gettandosi da essi, ma sembrano non superare i due metri di lunghezza.
In Australia, esisteva un varano gigante chiamato Varanus priscus o Megalania, che si pensa potesse raggiungere i 7 metri di lunghezza e pesare fino a 1900 chilogrammi, se avesse avuto una corporatura simile a quella del “Drago di Komodo“. Questo potrebbe spiegare i riti e le festività cinesi che richiamano la figura del drago, che potrebbero essere correlate al varano. Tale ipotesi è supportata dal fatto che alcune popolazioni orientali vivono in stretto contatto quotidiano con i varani, che si avvicinano pacificamente alle loro capanne in cerca di cibo. Si sviluppa quindi una forma di relazione speciale tra l’uomo e il varano in queste isole, in cui l’uomo ammira questo animale e l’animale non lo attacca perché sa che può ottenere cibo senza doverlo cercare.
Esistono anche altre specie di “draghi viventi” (varani) in Africa e in Australia, che a volte competono per il cibo con i coccodrilli africani, anch’essi simili alle versioni poetiche dei draghi. È interessante ricordare che la famosa “Leggenda di San Giorgio a cavallo che uccide il Drago” si svolgeva proprio in Africa, dove sia i coccodrilli che i grandi varani vivono da tempo.
Caratteristiche dei draghi
Quando si parla di creature immaginarie, potrebbe sembrare inutile discutere delle loro caratteristiche fisiche e qualità; tuttavia, data la diffusione estesa di queste creature alate e rettili in diverse culture del mondo, è possibile catalogare e registrare diverse specie, ognuna solitamente caratterizzata da tratti distintivi ricorrenti.
In generale, possiamo affermare che il drago è tipicamente considerato una creatura appartenente alla classe dei rettili, con sangue caldo, carnivora e che depone uova (anche se ci sono eccezioni). Possiamo fornire due principali metodi di distinzione per classificare queste creature fantastiche: per classi (o famiglie) o per tipi (o specie). Poiché i due metodi di raggruppamento non si sovrappongono perfettamente, è necessario esaminarli separatamente.
Specie simili ai draghi
Nel mondo delle creature simili ai draghi, esistono diverse specie che si distinguono per le loro caratteristiche fisiche uniche.
- Anfittero: Questo drago possiede grandi ali ma non ha zampe. È conosciuto anche come Serpente piumato e vive nella Mesoamerica. Il suo corpo è ricoperto di piume.
- Lindorm o Lindworm: Questo drago ha due zampe ma non possiede ali. È spesso rappresentato sugli stemmi araldici.
- Zilant: Questi draghi hanno ali e due zampe. Sono spesso presenti negli stemmi araldici e appaiono in molti dipinti medievali e rinascimentali. Non vanno confusi con le viverne, che sono creature più grandi con una coda serpentina ed uncinata.
- Draghi occidentali: Questi draghi hanno quattro zampe e due ali. Sono comunemente associati ai draghi occidentali nelle leggende e nelle opere artistiche.
- Draghi orientali: Questi draghi hanno quattro zampe ma non possiedono ali. Sono indicati come draghi orientali e sono spesso presenti nella cultura e nell’arte asiatica.
- Idre: I draghi con più teste sono conosciuti come idre, in riferimento al mito di Ercole. Queste creature sono famose per avere più teste e possono rappresentare una sfida per gli eroi.
- Anfisbena: Questo drago ha due teste ma non possiede né ali né zampe, o talvolta ha solo due zampe. L’anfisbena è una creatura leggendaria nota per la sua peculiarità anatomica.
- Knucker: Il knucker è un drago acquatico con arti piccoli che striscia invece di volare, poiché le sue ali sono troppo corte per consentirgli il volo.
Tipologia del drago
Prima di esaminare le molteplici apparizioni di queste affascinanti creature magiche in diverse nazioni, è utile fornire una panoramica generale sulle principali tipologie di draghi, per comprendere le similitudini e le differenze presenti nelle diverse culture di tutto il mondo.
L’Anfittero messicano è una creatura leggendaria tipica delle zone dell’America Latina e del Messico. Si tratta di un imponente drago privo di zampe, ma dotato di ali piumate. Era venerato dalle antiche popolazioni del continente americano, che gli offrivano doni e sacrifici dai tetti dei templi. Possiede una vista estremamente acuta e un soffio infuocato letale.
Il drago asiatico è il classico drago orientale, con un corpo lungo e serpenteo, coperto da una pelliccia e da squame. Non ha ali, ma si dice che questi draghi possano farle crescere se vivono abbastanza a lungo. Ha un muso simile a quello di un coccodrillo, un corpo da serpente, una criniera e artigli da leone. Tipicamente, presenta dei lunghi baffi filiformi sul muso e una cresta che si estende lungo tutta la sua schiena.
La coccatrice, una creatura simile a un brutto pollo ma che in realtà è un drago, è considerata un discendente diretto del basilisco. Questo serpente di soli 30 cm è riconoscibile grazie a una macchia a forma di corona sulla testa ed è nato dalla testa decapitata di Medusa. Possiede un alito velenoso che ha il potere di trasformare le foreste in deserti. Nonostante abbia la testa e le zampe di un galletto e un corpo squamoso con ali membranose, la coccatrice appartiene effettivamente alla famiglia delle Viverne. Una coccatrice si forma quando un uovo deposto da un pollo di sette anni viene covato per altri nove da un rospo o un serpente.
Le viverne si dividono principalmente in due sottospecie: di palude e di montagna. Entrambi i tipi hanno le stesse caratteristiche fisiche, con due zampe e due ali, un corpo gigantesco e squamoso, e una coda potente che termina con una punta velenosa. Tuttavia, mentre la prima sottospecie è di dimensioni ridotte e di colore nero, la seconda è molto più grande e può essere di colore verde tiglio o terra di Siena, con un ventre più chiaro. Le uova delle viverne sono grandi e robuste, e assumono il colore del terreno circostante.
Nella religione vedica antica, Vritra era un Asura, una divinità combattiva e desiderosa di potere, spesso rappresentata come un serpente o una creatura simile a un drago. Vritra era associato alla siccità e considerato nemico di Indra. Nella mitologia persiana, si credeva che i draghi neonati avessero il colore degli occhi della madre. Aži Dahāka, in particolare, è all’origine del termine persiano moderno azhdahā o ezhdehā, che significa “drago” e spesso viene utilizzato per rappresentare un drago su vessilli di guerra. Nella lingua medio persiana, viene chiamato Dahāg o Bēvar-Asp, con quest’ultimo termine che significa “[colui che ha] 10000 cavalli“. Nelle scritture di Zoroastro sono menzionati molti altri draghi e creature simili, tutti malvagi, come ad esempio Zahhak.
Le viverne si nutrono principalmente di elefanti e di altri grandi mammiferi, ma non delle giraffe. Solitamente sputano veleno anziché fuoco, anche se alcune viverne sono capaci di fare il contrario. Queste creature sono diffuse principalmente in Africa, Arabia ed Europa.
Il Drago greco, una bestia serpentina di dimensioni gigantesche con una lingua triforcuta, era noto nell’antica Grecia per la sua immensa saggezza e si diceva che parlasse attraverso gli oracoli. Il mito della fondazione di Tebe racconta di vari draghi: il dragone Pitone viveva vicino a una sorgente sul Monte Parnaso, finché Apollo non lo trafisse con le sue frecce e trasformò il luogo in cui risiedeva la bestia nell’Oracolo di Delfi. L’Oracolo indicò a Cadmo il luogo in cui fondare la sua città e, una volta giunto nel posto indicato, Cadmo si trovò di fronte a una sorgente custodita da un drago. Dopo aver sconfitto la creatura, la dea Atena disse a Cadmo di seminare i denti del drago, che si trasformarono in guerrieri che iniziarono a combattersi a morte. I sopravvissuti aiutarono Cadmo a costruire Tebe. In seguito, Atena donò alcuni denti del drago a Giasone per aiutarlo nella sua missione alla ricerca del Vello d’oro, che era stato rubato a un drago addormentato. Queste creature non hanno arti né ali, di solito sono di dimensioni gigantesche e si avvolgono a spirale come i serpenti. Le loro uova sono oblunghe e dorate.
L’idra è un drago con più teste serpentine attaccate allo stesso corpo. Il numero delle teste può variare, ma di solito sono sette o nove. I primi idra nacquero dall’unione tra il multiteste Tifone e la donna-serpente Echidna. I figli di queste due creature furono la Chimera, con la testa di leone e il corpo di serpente-capra, Cerbero, il cane a tre teste, e l’Idra di Lerna, un rettile con molte teste che fu poi ucciso da Ercole. Ercole sconfisse anche Ladone, un drago con cento teste, e Scilla, una creatura con tentacoli di piovra. Per quanto riguarda gli arti, questi draghi hanno quattro zampe e spesso un paio di ali.
Appartenente alla stessa razza si trova il Grande Drago Rosso dell’Apocalisse, dotato di 7 teste coronate e 10 corna, che fu scacciato dal cielo dall’arcangelo Michele e dai suoi angeli. Ci sono diverse versioni sul modo in cui questi draghi si riproducono: alcuni sostengono che depongano uova, mentre altri affermano che, come le stelle marine, lascino intenzionalmente che una delle loro teste si separi, sviluppando autonomamente un altro drago – al contrario, tagliare una testa di questa creatura fa sì che ne spuntino altre al suo posto.
Il Mushussu, rappresentato sulla porta di Ishtar a Babilonia, è conosciuto anche come Sirrush ed era il guardiano e compagno degli dei. Questo drago ha un aspetto peculiare, alto quanto un cavallo, con un collo massiccio, zampe anteriori da leone e zampe posteriori da aquila. Risale ai tempi antichi, quando era il compagno ideale di molti dei ed era sacro al dio Marduk, che sconfisse Tiamat e generò il cielo e la terra dal suo corpo. In onore del dio Marduk, Nabucodonosor fece rappresentare il Mushussu sulle porte citate in precedenza e lungo la Strada Sacra. Il Mushussu è sempre stato considerato un drago docile e buono, grazie al suo nobile lignaggio.
Il primo a parlare del Piasa fu il sacerdote francese Jacques Marquette. Lungo il corso del Mississippi, nel 1673, lui e il suo compagno Louis Joliet avvistarono due figure strane su delle scogliere, descrivendole successivamente come bestie “grandi come un vitello, con corna di cervo, occhi rossi, barba da tigre e un’espressione spaventosa. La faccia sembrava quella di un uomo, il corpo era coperto di squame; la coda era così lunga da avvolgere tutto il corpo, passando sopra la testa e tra le gambe e terminava come quella di un pesce“. Una tribù di nativi americani Algonchini chiamò questa creatura Piasa, “l’uccello che divora gli uomini”. Pitture rupestri del mostro sono state scoperte ad Alton, nell’Illinois.
Di natura completamente diversa è invece il Serpente Arcobaleno, una gigantesca serpe multicolore con creste sfarzose lungo il suo corpo. Già seimila anni fa gli aborigeni australiani lo dipinsero come una bestia gigantesca che, strisciando sul terreno, creò montagne, valli e fiumi. Aido Hwedo, invece, plasmò l’Africa occidentale. Fu la prima creatura del dio Mawu e secondo le tradizioni locali rimane ancora oggi avvolta sul fondo dell’oceano a sostenere il mondo. Un’altra leggenda racconta che un giorno, nel Tempo dei Sogni, un pescatore disturbò un Serpente Arcobaleno addormentato e che, arrabbiato, scatenò un grande diluvio che inondò la terra e distrusse i villaggi. Le uova del serpente sono iridescenti e a forma di goccia.
La creatura conosciuta come salamandra presenta una somiglianza con la sua controparte reale: è una piccola creatura a 4 zampe, con una forma simile a quella di un geco. Tuttavia, ha delle caratteristiche uniche: è dotata di una saliva letale e risulta invulnerabile alle fiamme. Si narra che il suo corpo sia così freddo che, se si avventurasse nel fuoco, sarebbe in grado di spegnerlo. Inoltre, le salamandre sono in grado di produrre una sostanza particolare, chiamata “lana di Salamandra“, che possiede proprietà simili all’amianto e la rendono resistente al fuoco. A causa della loro saliva schiumosa altamente velenosa, queste creature possono portare distruzione in interi villaggi, avvelenando i frutti degli alberi su cui si arrampicano o contaminando le pozze d’acqua potabile. È comune che le salamandre costruiscano i loro nidi all’interno del fuoco.
I serpenti marini sono creature che abitano principalmente i mari, anche se raramente possono essere presenti anche in laghi o fiumi. Essi hanno un corpo allungato e simile a quello di un serpente, senza arti, sebbene in alcuni casi possano avere delle pinne. Nuotano con la testa eretta e possono essere seguiti da ondate che si sollevano dietro di loro. Uno dei serpenti marini più famosi è stato riportato sulla mappa della Scandinavia di Olaus Magnus nel 1539: una creatura lunga 60 metri che avvolge una nave con un marinaio tra le sue fauci.
Questi mostri marini sono stati avvistati sia nei mari del Nord che nell’Atlantico, così come nei laghi scozzesi e in altre parti del mondo. Un esempio classico di serpente marino è Jormungandr, una creatura della mitologia scandinava, figlio illegittimo di Loki e della gigantessa Angrboða, che fu gettato nell’oceano da Odino poco dopo la sua nascita. Questo drago serpentino sarebbe estremamente velenoso e di dimensioni titaniche, tanto da poter circondare l’intera terra con il suo corpo e far arrivare la sua coda fino alla sua testa o oltre. Jormungandr è destinato ad essere ucciso da Thor durante il Ragnarǫk, ma allo stesso tempo ucciderà il dio con il suo potentissimo veleno.
Un altro esempio di serpente marino è Ceto, un drago della mitologia greca che era rappresentato come un incrocio tra un serpente e una balena, ed era di sesso femminile. Questo drago rappresentava principalmente i pericoli del mare.
Nel folklore scozzese, il Mostro di Loch Ness è un esempio di serpente marino, anche se è una creatura che vive nel lago. Nonostante ciò, è stato spesso descritto come appartenente a questa categoria di creature. Nel corso del tempo, la gente ha iniziato a chiamarlo Nessie e a considerarlo di sesso femminile, con un aspetto simile a quello di un Plesiosauro o di un Elasmosauro: collo e coda serpentiformi, corpo tozzo e pinne. Questo ha fatto sorgere l’ipotesi che l’animale potrebbe non essere un drago mitologico, ma piuttosto un rettile marino antico sopravvissuto all’estinzione. Tuttavia, non sono mai state trovate prove tangibili dell’esistenza di questa creatura né dei suoi resti nel caso in cui sia morta. Le uniche testimonianze della sua esistenza sono rappresentate da vecchie foto di dubbia affidabilità.
Tiamat, della mitologia babilonese, è una divinità serpente marino di sesso femminile, solitamente rappresentata come un enorme drago marino serpentiforme o talvolta come una donna con il corpo di un serpente. È la dea del mare e viene uccisa in battaglia dal suo stesso figlio Marduk.
Il Leviatano, invece, è un serpente marino della mitologia cristiana ed ebraica, citato nell’Antico Testamento (nel libro di Giobbe) e nell’Apocalisse. Questa creatura, di sesso maschile, è descritta come un gigantesco serpente di mare che provoca tempeste e maremoti quando emerge dagli abissi marini. In alcune rappresentazioni alternative, è stato associato a una gigantesca balena (da cui deriva il nome della specie di cetaceo Livyatan Melvillei), a volte a un enorme coccodrillo e talvolta a un gigantesco cefalopode.
Il drago occidentale è senza dubbio il più famoso e diffuso, tanto che è probabilmente la prima immagine che ci viene in mente quando sentiamo la parola “drago“. Questo tipo di drago rappresenta l’essenza classica del concetto: corna appuntite, quattro zampe, ali membranose, un aspetto simile a una grande lucertola con squame e scaglie su tutto il corpo, e soprattutto la capacità innata di sputare fuoco grazie a ghiandole nella mascella inferiore che secernono fosforo. Quando il drago contrae queste ghiandole e apre la bocca, il fosforo si accende al contatto con l’aria e la saliva, creando la tipica fiamma. In natura, un insetto come il bombardiere può spruzzare getti bollenti sui suoi predatori in modo simile.
Ogni anno a Tarascona, in Francia, si celebra la vittoria degli antenati sulla temibile Tarasca, attraverso una processione per le strade della città con una bandiera raffigurante la bestia. La Tarasca è un’entità anfibia delle dimensioni di un grosso bue, con testa di leone e un corpo corazzato rigido e ricoperto di spuntoni, sopra un corpo squamoso. Ha sei zampe simili a quelle di un orso e una coda da serpente. La Tarasca ha come antenati non solo il potente Leviatano, ma anche il Bonaso, una creatura bovina che uccideva grazie ai suoi escrementi infuocati. A causa dei gravi danni che la Tarasca causava, i villaggi si ribellarono e chiesero l’aiuto di santa Marta. Quest’ultima si recò nel bosco, dove trovò la Tarasca intenta a colpire la sua ennesima vittima. Con l’acqua santa, Marta bagnò la creatura, la legò con la sua cintura e la condusse in città, dove gli abitanti uccisero il mostro. In memoria di questo evento, il nome del paese fu cambiato da Nerluc a Tarascona.
Fafnir, il drago tedesco che custodiva l’Anello dei Nibelunghi, e che Sigfrido, nella saga dei Volsunghi, uccise e ne mangiò il cuore per poter comprendere il linguaggio degli uccelli, era senza dubbio un knucker. Nella mitologia nordica si possono trovare altri di questi draghi, come Níðhöggr, che cerca di distruggere il mondo rosicchiando le radici dell’albero Yggdrasill. Un altro esempio di drago nella letteratura tradizionale germanico-norrena che ha fortemente influenzato l’immaginario popolare e il genere fantasy è quello presente nel poema anglosassone Beowulf: una serpe alata che sputa fiamme e custodisce un antico tesoro. Un’altra caratteristica distintiva dei draghi nella mitologia norrena è la loro capacità di parlare molte lingue, che utilizzano per mentire e ingannare. Questi draghi, enormi lucertoloni solitamente senza ali con corpi slanciati e sinuosi, rappresentano la versione britannica del drago occidentale: hanno squame dure come l’acciaio e denti affilatissimi, ma non sono in grado di sputare fuoco. Un altro famoso knucker fu quello che affrontò Beowulf quando era ormai vecchio, morendo insieme a lui. Il Verme di Lambton e il Drago di Wantley furono entrambi uccisi da cavalieri, e la collina di WormHill prende proprio il nome dal Verme di Lambton. Re Artù adottò questa razza come stemma.