Il tukdam (o “thukdam”) è uno stato mentale al quale i praticanti di meditazione possono accedere e che è simile alla morte
I monaci tibetani hanno da sempre praticato la meditazione, e uno dei loro concetti più intriganti è quello di “thukdam” o “tukdam“. Si tratta di uno stato mentale al quale i praticanti di meditazione possono accedere e che è simile alla morte. Secondo il Dalai Lama, coloro che meditano e riescono ad entrare in questo stato possono rimanerci per giorni, settimane o addirittura un mese.
Questo stato ha attirato l’attenzione di numerosi scienziati, neuroscienziati, medici, psicologi, antropologi e filosofi, che hanno cercato di approfondire il fenomeno del tukdam.
Lo studio
Uno studio multidisciplinare condotto dal Center for Healthy Minds dell’Università del Wisconsin-Madison ha pubblicato il primo documento sottoposto a revisione paritaria sul fenomeno del tukdam all’inizio di quest’anno.
I ricercatori hanno studiato l’attività cerebrale di 14 praticanti di meditazione a lungo termine e l’hanno confrontata con 13 praticanti recentemente deceduti che si diceva fossero entrati in uno stato di tukdam. Il risultato è stato che non hanno riscontrato alcuna attività cerebrale misurabile nelle persone decedute. Questo significa che in questo stato il cervello è clinicamente morto e non è in grado di registrare nuove impressioni sensoriali.
Secondo la tradizione, chi medita e ha padronanza del tukdam può prolungare il processo della morte. All’interno di questo stato, infatti, una persona può essere dichiarata morta, ma il corpo rimarrà seduto in posizione eretta e la pelle resterà elastica e luminosa. Tuttavia, gli scienziati non hanno confermato questi aspetti.
Nonostante questa “non scoperta“, gli scienziati stanno rivalutando il concetto di morte. Infatti, prima si pensava che la morte fosse uno stato diretto, ma studi recenti hanno dimostrato che il cuore può spesso fermarsi e riavviarsi più volte durante il processo di morte, prima di fermarsi completamente.
Richard Davidson, autore dello studio e direttore del Center for Healthy Minds, ha affermato che “speriamo che questa ricerca catalizzi una conversazione sul processo della morte e sollevi domande sulla morte come processo, non come interruttore binario!“. In altre parole, la morte potrebbe essere un processo più complesso di quanto si pensasse in precedenza, e questa scoperta potrebbe portare a una migliore comprensione di come funziona il nostro corpo e la nostra mente durante la morte.