Lo ha deciso il Tribunale di Torino, che ha risolto con una sentenza un contenzioso con una risparmiatrice
“Buono postale da 5 milioni di lire ora vale 65 mila euro”. Una donna ha ricevuto 65mila euro dopo aver deciso di riscuotere l’investimento di un buono fruttifero risalente al 1989. Avrà questi soldi grazie alla sentenza del tribunale civile di Torino che ha condannato Poste Italiane a pagare alla titolare 26 volte il valore originario del buono, che consisteva in 5 milioni di vecchie lire.
La storia
Nel 1989 “era uscita la serie ‘Q’ dei prodotti di investimento che vedeva tassi di rendimento molto più bassi rispetto a quelli del passato, ma spesso Poste continuava a utilizzare comunque i moduli della serie precedente, la ‘P’, mettendo solo un timbro sopra i vecchi rendimenti per indicare quanto avrebbero poi fruttato nel tempo. Però l’indicazione riportata per i nuovi tassi si riferiva solo ai primi venti anni di rendimento“, scrive Il Giornale.
Ecco perché la titolare dei buoni, al momento di incassare, solitamente alla scadenza dei 30 anni, pensava di poter fare conto per gli ultimi 10 anni sui tassi della serie P, del 9 – 11 – 13 e 15%, contro gli 8 – 9 – 10,5 e 12% della serie Q. Poste italiane, invece, puntava a pagare solo quelli più bassi.
Nel 2020 erano stati 3mila i risparmiatori che avevano presentato ricorso, vincendo tutti quanti. Poste, però, ha iniziato a pagare solo i tassi bassi e non le somme maggiori, ritenendo che alcuni tribunali avessero emesso sentenze anche a loro favore. Chi non accettava poteva solo fare ricorso al giudice ordinario in sede civile.
Nell’ultimo caso in questione, il tribunale di Torino ha condannato Poste a pagare 37mila euro in più rispetto ai 28mila che aveva inizialmente promesso a una risparmiatrice. Quindi, il buono fruttifero, risalente al 1989 e pagato allora 5 milioni di lire, le ha fatto così intascare 65mila euro.
Il legale della donna ha commentato: “É importante che tutti i risparmiatori in possesso di buoni delle serie O, P e Q-P, che ancora non hanno agito, o che siano già in possesso di una decisione favorevole dell’arbitro bancario, agiscano per la tutela dei loro diritti“.