Nina Kulagina, la donna dotata di poteri psicocinesi

Nina Kulagina è stata una casalinga sovietica dotata di poteri paranormali quali la psicocinesi

Nina Kulagina, la donna dotata di poteri psicocinesi
Nina Kulagina, la donna dotata di poteri psicocinesi. Nina Kulagina è stata una casalinga sovietica dotata di poteri paranormali quali la psicocinesi. Vennero compiute numerose ricerche in URSS negli ultimi 20 anni della sua vita.

Cos’è la Psicocinesi

Psicocinesi o PK (dal greco “psyché” che significa “mente” e “kìnesis” che significa “movimento”) è il termine coniato da J. B. Rhine al fine di indicare l’azione della mente sulla materia.

Rientrano nel campo della psicocinesi:
  • Poltergeist;
  • Raps;
  • Levitazioni;
  • Spostamenti di oggetti;
  • Impronte.
Chi era Nina Kulagina

Ninel (Nina) Sergeyevna Kulagina è nata il 30 luglio del 1926 a San Pietroburgo (Russia) ed è morta nel 1990. Aveva un grande potere telecinetico ed è stata la sensitiva più famosa dell’ex URSS. Tra i soggetti PK (psicocinesi) che più di tutti appassionarono parapsicologi e scienziati verso gli anni ’60 e ’70.

La donna si prestò a dimostrazioni pubbliche fino a tarda età nonostante i molti problemi di salute. Le sue capacità non hanno mai subito un calo durante la sua vita ma, anzi, si sono fortificate con gli anni grazie alla continua pratica e ricerca.

Cosa riusciva a fare Nina Kulagina

Non è chiaro il modo in cui Nina Kulagina venne a contatto per la prima volta con queste facoltà, perché le storie sono molte e nessuna proviene da una fonte ufficiale. La più famosa è quella che la vede protagonista di uno dei tanti esperimenti fatti dai sovietici ai tempi della guerra fredda finalizzati allo sviluppo di facoltà extrasensoriali. Infatti, durante questo periodo, sia gli Stati Uniti che l’URSS tentarono di utilizzare le facoltà paranormali di alcuni soggetti a loro vantaggio.

Più di 40 scienziati hanno studiato il suo operato in condizioni controllate e hanno affermato che non esisteva alcuna spiegazione razionale che potesse giustificare ciò che la donna era in grado di fare.

La Kulagina era in grado di muovere piccoli oggetti, sia metallici che non (escludendo così l’azione di una calamita nascosta), sia liberamente disposti sul tavolo che rinchiusi in contenitori in plexiglas (escludendo così la manipolazione tramite fili).

Poteva spostare penne, accendini, bicchieri, sigarette, saliere, fiammiferi, ma poteva anche far muovere gli aghi di una bussola, manipolare cellule ed organi, riconoscere i colori degli oggetti al tocco e possedeva pure capacità taumaturgiche.

Qualsiasi materiale posto tra lei e l’oggetto non pregiudicava le facoltà PK. Era in grado di muovere svariati materiali (dal vetro al pane), collocati su tavoli, pavimenti e sedie. Anche la lontananza non sembrava essere determinante. Infatti, riusciva ad operare da una distanza minima di 5 cm fino alla massima di 2 metri.

A volte aveva bisogno di diverse ore per concentrarsi, e durante e dopo gli esperimenti vi erano importanti reazioni nel corpo, il suo battito cardiaco poteva salire fino a 240 battiti al minuto, i livelli di zucchero nel sangue aumentavano drasticamente e poteva perdere vari kg di peso. L’EEG mostrava un forte stress nervoso e fisicamente si sentiva spossata dopo aver condotto gli esperimenti.

Dopo ogni prova riportava i seguenti problemi fisici:
  • Bpm 86 a riposo e 136 durante le sessioni, fino a un picco di 240 battiti per minuto se sotto pressione (Ullman 1971);
  • Perdita di 800 gr in 30 minuti di seduta (Rejdak 1969);
  • Contenuto elevato di zuccheri nel sangue (Rejdak 1969);
  • Dolori a schiena, collo, gambe, piedi e muscolari in generale;
  • Insonnia;
  • Nausea.

Prima di ogni esperimento veniva perquisita, controllata da un medico e spesso sottoposta a raggi X per accertare che non nascondesse fili o calamite.

I ricercatori dicono che la modalità di esecuzione mutò negli anni, affinandosi. Kulagina, infatti, passò dall’imporre le mani verso gli utensili in questione a non avere bisogno di compiere alcun gesto e a muoverli, semplicemente, servendosi del “pensiero“. Dimostrò, però, alcune difficoltà. Ad esempio, prediligeva oggetti sferici e conosciuti piuttosto che il contrario, e fu del impossibile muoverli nel vuoto.

Gli studi e le testimonianze su Nina Kulagina

La sua popolarità crebbe moltissimo dopo che una serie di video in bianco e nero, senza sonoro, vennero mostrati alla Prima Conferenza Internazionale di Parapsicologia, tenutasi a Mosca nel giugno 1968. Poi, per fuga di notizie o per la probabile straordinarietà delle immagini riportate, i filmati furono sottratti e fatti arrivare in Occidente, fino al fisico inglese Benson Herbert, il quale cominciò a tradurre la documentazione ricevuta per poi pubblicare il lavoro sulla sua rivista “Journal of Paraphisics” verso gli anni ’60.

Zdenek Rejdak, fisiologo psicologo, e fondatore della psicotronica, fu segretario scientifico del comitato di Coordinamento delle ricerche sulla Telepatia, Telegnosi e Psicocinesi, uno dei centri più rinomati e rispettati di parapsicologia in Cecoslovacchia. Lo studioso ricevette il materiale da Herbert e si interessò subito al caso. Poi, nel 1968 decise di andare a visitare Nina Kulagina per fotografarne i risultati. I test si svolsero nell’abitazione della donna, ma solo dopo gli accertamenti di prassi, controlli meticolosi circa la presenza di magneti o fili.

Zdenek Rejdak

Dopo che c’eravamo seduti attorno al tavolo, io chiesi alla signora Kulagina di lasciare il posto in cui aveva deciso di sedersi e mettersi invece al lato opposto del tavolo. La prima prova era quella di tentare di piegare la punta di un compasso dapprima a destra e quindi a sinistra.

La signora Kulagina teneva le mani a circa cinque-dieci centimetri al di sopra del compasso durante tutto l’esperimento e altrettanto fece durante gli esperimenti successivi. Dopo un breve intervallo per concentrarsi, la punta del compasso di piegò più di dieci volte.

Successivamente tutta la punta del compasso girò sul tavolo, quindi si mosse anche una scatola di fiammiferi, alcuni fiammiferi furono sparsi e poi un gruppo di venti fiammiferi si spostarono tutti insieme.

Io posi sul tavolo allora il mio anello d’oro e quello si mosse più velocemente di tutti gli altri oggetti. Io scelsi alcuni bicchieri e degli oggetti di porcellana togliendoli dalla credenza, che pesavano da dieci a venti decigrammi e la signora Kulagina riuscì a spostare anche quelli. Su richiesta essa era in grado di porre gli oggetti in movimento, dopo che questi erano stati poggiati su una sedia o anche sul pavimento.

Tutto ciò fu fatto in piena luce. L’anello d’oro che la donna aveva fatto muovere fu tolto dal dito e fu messo sul tavolo. Lei fece passare le mani al di sopra di esso e l’ anello si spostò verso di lei. La presenza di fili o di qualsiasi altro mezzo di collegamento era assolutamente fuori questione. I fiammiferi che avevamo usato non erano stati peraltro esaminati, in quanto appartenevano a noi e così pure la scatola di fiammiferi; pertanto essi non potevano essere stati preparati prima dalla donna.

Qualsiasi frode era impossibile, dal momento che la Kulagina sedeva in una stanza pienamente illuminata, sotto il controllo del Prof. Sergeyev, del Dott. Zvenev, del Signor. Blazek ed il mio stesso.

Altri oggetti furono selezionati da me personalmente e così essa non ebbe alcuna opportunità di prepararli in anticipo. Le chiedemmo di far muovere i fiammiferi non soltanto verso di sé, ma anche nella direzione opposta. Le chiedemmo anche di far muovere soltanto un fiammifero, indicato specificamente da noi, fra tutto il gruppo di fiammiferi che stava lì. Successivamente le ponemmo davanti due compassi e le chiedemmo di farne spostare uno a turno. Tutti questi compiti vennero assolti. Dunque, evidente che l’ energia esteriorizzata può essere diretta dalla volontà del soggetto”.

Redjek monitorò i parametri vitali della Kulagina accorgendosi del battito cardiaco scostante, della perdita di peso e del numero elevato di zuccheri nel sangue. Inoltre, segnalò altre sintomatologie riferite dalla donna.

Gaither Pratt

Il parapsicologo J. Gaither Pratt, direttamente dal reparto di Parapsicologia della Virginia, fu uno dei presenti al convegno del 1968. In questa occasione ebbe modo di assistere alla proiezione dei video della Kulagina.

Arrivò a Leningrado nel 1970 accompagnato dallo psicologo Jurgen Keil (dell’Università della Tasmania), ma non riuscì ad incontrare la donna e raccolse solo informazioni su di essa. Non contento, tornò nuovamente, stavolta accompagnato da C. Ransom (scrittore e parapsicologo) e poté incontrarla facendo direttamente i test nella sua stanza d’albergo.

Dopo aver tentato, senza alcun risultato, di far imprimere alla donna immagini sulla pellicola di una vecchia polaroid si concentrò su esperimenti di psicocinesi. Lasciarono la donna da sola nella stanza e iniziarono ad osservarla a sua insaputa.

La testimonianza di riportata sul libro “Le odierne ricerche sull’Esp”, scritto da J. C. Pratt: “Potevo vedere la Kulagina attraverso la porta aperta. La donna stava seduta all’estremità di un tavolino di fronte a me e la scatola di fiammiferi e il compasso erano poggiati sul piano del tavolo davanti a lei. Dopo un po’ mi accorsi che la scatola di fiammiferi, mentre lei teneva le mani serrate e protese verso di essa e sembrava profondamente concentrata, andava spostandosi di parecchie decine di centimetri attraversando il tavolo e andando verso di lei. La donna pose nuovamente la scatola al centro del tavolo e questa nuovamente cominciò a muoversi nella medesima direzione di prima“.

Benson Herbert e Cassirer

Benson Herbert (direttore delLaboratory of Paraphysical) e Cassirer (ricercatore) visitarono l’Unione Sovietica nel 1972 per conoscere Nina Kulagina dopo anni di studi sul suo caso. Si incontrarono in una stanza d’albergo a Leningrado.

La loro testimonianza: “La Kulagina mi afferrò il braccio sinistro circa 10 centimetri al di sopra del polso […] io attesi non sapendo bene cosa aspettarmi. Se non altro pensavo di poter avvertire una qualche influenza benefica e piacevole, ma per circa 2 minuti non sentii assolutamente nulla, se non un naturale aumento del calore sotto la stretta delle sue mani. Poi, pressoché all’improvviso, sperimentai una nuova sensazione, che all’epoca io descrissi come una specie di ‘calore’ ma che oggi, dopo una lunga riflessione, ritengo fosse più simile ad una blanda scossa elettrica […]. Dopo forse un paio di minuti, giunsi alla conclusione che non ce la facevo più a sopportare quella sensazione e svincolai il braccio“.

Verso il 1973 riprovò a testare la donna presso L’Hotel d’Europe a Leningrado, ma questa volta portò con se diversi congegni con i quali intendeva misurare la forza della PK. Uno di questi era un idrometro galleggiante.

Quel giorno Nina Kulagina era nuovamente ammalata, e non se la sentì di fare alcun tentativo. Tuttavia fu capace di indurre alcuni piccoli movimenti dell’idrometro. Esausta dopo questo sforzo, si sedette su una sedia a circa un metro dal dispositivo.

Da questa posizione concentrò però la sua attenzione su di esso e riuscì, allungando le braccia in direzione dell’apparecchio, a far fluttuare l’idrometro in linea retta verso il lato opposto del recipiente per poi farlo tornare indietro. I due studiosi confermarono l’assenza di fili e che, precisamente, non vi fosse possibilità di frode da parte della donna.

Le controversie su Nina Kulagina

A causa del clamore e dell’uscita del libro “Le scoperte psichiche al di là della Cortina di Ferro“, i sovietici scelsero di vietare le visite alla donna. Inoltre, da parte dell’Istituto Mendeleev per la Metrologia ci furono varie accuse, finché non provarono a testarla loro stessi, ma nel report non seppero dare una spiegazione ai fatti osservati.

Quando un giornale sovietico “L’uomo e la Legge” l’accusò di inganno, Kulagina intraprese un’azione legale contro il giornale e la vinse nel 1988, grazie alla testimonianza di scienziati membri dell’Accademia Sovietica delle Scienze che attestarono la validità delle abilità della donna.

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FonteUfficiale.com