Il fantasma dell’Hotel Angst

Sembra che un’ombra vagasse nei corridoi del vecchio albergo “Angst”. Una delle storie avvolte in mistero su questa antica dimora racconta di un fantasma di nome Ghella

Il fantasma dell’Hotel Angst
Il fantasma dell’Hotel Angst. L’Hotel Angst, situato nell’incantevole paesaggio delle Alpi Svizzere, è avvolto in un’atmosfera di mistero che ha catturato l’immaginazione di molti. Al centro di questa leggenda si trova il presunto fantasma che, secondo le testimonianze, percorre i corridoi bui e le stanze deserte dell’hotel.

I racconti degli ospiti e del personale dell’Hotel Angst parlano di strane presenze, di ombre sfuggenti e di suoni enigmatici che sembrano provenire da nessuna parte. Alcuni sostengono di aver avvertito un freddo improvviso o una sensazione di presenza invisibile, come se qualcuno li stesse osservando.

La leggenda del fantasma dell’Hotel Angst sembra trarre origine da un antico racconto locale, che narra di un amore tragico e di un destino segnato da un evento drammatico. Questa storia, avvolta nel velo del tempo, si intreccia con i misteriosi avvistamenti che continuano a suscitare fascino e curiosità tra coloro che si avventurano in questo affascinante albergo.

Nonostante l’assenza di prove concrete, l’atmosfera suggestiva e le storie tramandate di generazione in generazione mantengono viva la leggenda del fantasma dell’Hotel Angst. L’hotel stesso, con le sue pareti cariche di storia e di segreti, diventa così un luogo che sfida la razionalità e invita a esplorare i confini tra il mondo visibile e l’ignoto.

La storia del fantasma dell’Hotel Angst

Sembra che un’ombra vagasse nei corridoi del vecchio albergo “Angst”. Una delle storie avvolte in mistero su questa antica dimora racconta di un fantasma di nome Ghella, che in vita era una signora anziana che risiedeva a Bordighera, in una piccola casa immersa nel verde.

Tutto ebbe inizio quando un facoltoso magnate svizzero di nome Adolf Angst arrivò a Bordighera con il sogno di erigere l’albergo più prestigioso d’Europa. Si rivolse a Ghella per l’acquisto del terreno adatto. Furono mesi di incessanti offerte, ma all’anziana signora non importava nulla di tutto ciò; lei non voleva essere scacciata dalle sue terre. La vicenda giunse a una svolta quando Ghella, in una notte d’autunno, perì in un incendio nella sua casa, in circostanze mai del tutto chiarite. Il corpo di Ghella non venne mai ritrovato, e così nacque la leggenda. In mezzo alle macerie fumanti, Adolf stesso scoprì un grande e antico specchio ancora intatto, che Angst conservò e collocò nella hall dell’albergo. La struttura venne costruita e fu intitolata al suo proprietario, con un nome che traduceva in “angoscia”.

Col passare degli anni, l’Angst divenne famoso non solo per i servizi offerti e il lusso, ma anche per le leggende che circolavano attorno ad esso. Si narra che di notte si udivano strani rumori, porte che si aprivano e richiudevano inspiegabilmente, e passi rapidi che attraversavano i corridoi. Ogni mattina, Adolf Angst trovava ai piedi del suo letto sottili capelli color argento. Forse erano quelli della povera Ghella?

Nel 1887, durante una festa estiva, avvenne un evento straordinario. Tutti gli specchi si oscurarono, le candele si spensero, qualcuno udì una risata e il grande lampadario nel salone cominciò a oscillare. Si racconta che Angst riconobbe l’anziana Ghella, che alle prime luci dell’alba si avvicinò all’antico specchio fino a scomparirvi dentro. Il magnate svizzero, tuttavia, non si perse d’animo: coprì lo specchio con un drappo. Quella notte, i rumori spettrali, che avevano ricominciato a farsi sentire persino dopo un restauro dell’albergo, durarono fino all’alba. Quando il primo raggio di sole illuminò la facciata, seguì un breve istante di silenzio e poi un urlo singolo e inumano. Ghella non riuscì a rientrare nello specchio e venne sconfitta. La soddisfazione di Angst, però, fu breve. Il ricco svizzero si ammalò e spirò nel 1924.

Le leggende non hanno mai smesso di circolare attorno a questa dimora ancestrale. Negli anni Settanta e Ottanta, si raccontava di donne affacciate alle finestre dell’albergo ormai abbandonato, di un muro sul quale di notte compariva una scritta che al mattino spariva, e molti giovani per assaporare l’emozione di una serata diversa passavano diverse ore al buio nell’Angst deserto. Clara Fassino, che ha vissuto per più di 30 anni nell’Hotel Angst di Bordighera, racconta che se le porte sbattevano, era perché c’era vento e non erano ben chiuse.

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FonteUfficiale.com