Malato di Parkinson non trema più: operato al cervello, ora ha ripreso a suonare la chitarra. Eliminazione istantanea del tremore
Aquila, Abruzzo – Malato di Parkinson non trema più. E’ l’intervento di stimolazione profonda cerebrale (Dbs) realizzato all’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Un paziente milanese 66enne, affetto da Parkinson da oltre 16 anni, operato al cervello, ha ripreso l’autonomia dei movimenti di mani e braccia ed è tornato anche a suonare la chitarra. Eliminazione istantanea del tremore è stata possibile grazie a elettrodi impiantati alla base dell’encefalo, collegati a un generatore di impulsi posto nella regione sottocutanea del torace.
L’operazione è stata eseguita dal dottor Francesco Abbate dell’équipe di Neurochirurgia diretta dal dottor Alessandro Ricci. Frutto anche di un lavoro di squadra che ha coinvolto il dottor Alfonso Marrelli della Neurofisiopatologia, il professor Carlo Masciocchi della Radiologia universitaria con la dottoressa Alessia Catalucci, il professor Carmine Marini direttore della Neurologia affiancato dai dottori Patrizia Sucapane e Davide Cerone, il dottor Franco Marinangeli direttore del reparto di Anestesia e la dottoressa Donatella Trovarelli.
Il dottor Alessandro Ricci ha detto: “Tutto è nato da una chiacchierata con il professor Masciocchi che ha iniziato a trattare i disordini del movimento con gli ultrasuoni focalizzati. Avere un carico di pazienti con patologie neurodegenerative ci ha permesso di vedere ancora più pazienti nell’ambito dei quali sono comparse categorie che potevano essere suscettibili di un trattamento diverso. Il grande merito è del dottor Abbate che fisicamente fa le procedure, ma è importante anche ricordare che è stato un grande lavoro di équipe“.
Ad esporre la tecnica con un video il dottor Abbate:”L’intervento si sviluppa in due fasi: la prima in anestesia locale, la seconda in anestesia generale in cui vengono impiantati gli elettrodi che annullano i sintomi del Parkinson quali la bradicinesia, la rigidità e il tremore. Gli elettrodi vengono successivamente collegati ad uno stimolatore che continua a inviare impulsi e a fare da start a quel sistema che è annullato nel circuito del movimento. Un paziente può stare anche 15-20 anni con questa terapia. Si tratta di un’operazione costosa, di per sé non remunerativa per la Asl, ma sicuramente è un investimento se si vuol credere nella tecnologia futura“.