Siccome per sopravvivere nella società moderna non abbiamo più bisogno dell’intelligenza ne consegue che quest’ultima si sta estinguendo
Stiamo diventando tutti più stupidi? Siccome per sopravvivere nella società moderna non abbiamo più bisogno dell’intelligenza ne consegue che quest’ultima si sta estinguendo. A dirlo è una ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences“.
Secondo quanto osservato dagli studiosi, la crescita costante del quoziente intellettivo (nota come “effetto Flynn”), che si è registrata nel corso dell’ultimo secolo nei paesi più sviluppati, si sarebbe fermata. Nello specifico, gli uomini nati tra il 1962 e il 1991 avrebbero perso 7 punti nei test d’intelligenza a partire dalla metà degli anni ’70.
L’analisi è stata condotta su 730mila test conservati dal Ragnar Frisch Centre for Economic Research norvegese: dai dati è emerso che l’effetto Flynn ha raggiunto il suo apice per le persone nate a metà degli anni ’70, ma a partire da quel momento il quoziente intellettivo non ha fatto altro che diminuire.
Per effetto Flynn si intende l’aumento dell valore del QI medio della popolazione, osservato da James R. Flynn nel corso degli anni. A partire dagli anni ’80, Flynn osservò come il valore del quoziente intellettivo fosse aumentato in modo progressivo, con una crescita media di circa 3 punti per ogni decennio. La popolazione statunitense, ad esempio, dal 1938 al 1984 ha guadagnato più di 13 punti.
Lo psicologo Stuart Ritchie della University of Edinburgh ha affermato che “se prendiamo questo modello per buono, i risultati sono impressionanti, ma anche preoccupanti“. Preoccupanti perché sembra proprio che le nuove generazioni non beneficino di un aumento di QI: i dati analizzati dai ricercatori infatti derivano dai test fatti da norvegesi tra i 18 e i 19 anni, i quali li compilavano per il servizio militare. Ciò permette di osservare il comportamento di 3 generazioni di uomini (quelli nati tra il 1962 e il 1991). La perdita di QI è evidente: mancano 7 punti.
Come spiegava tempo fa Flynn al Telegraph, “i giovani d’oggi e la loro cultura si orientano molto di più sul computer e sui giochi al computer rispetto alla lettura e al tenere conversazioni reali“.
È possibile, però, anche che i test non siano aggiornati. Infatti, come sostiene uno degli autori dello studio, il ricercatore Ole Rogeberg: “oggi l’intelligenza è molto più fluida, fatta di logica e di nuove materie, rispetto a quella cristallizzata, fatta di cose che ci insegnano e che dobbiamo imparare. Potremmo quindi avere una nuova sensibilità che i test canonici non riuscirebbero a registrare“.
Invece, secondo Gerald Crabtree, che ha condotto uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica Trends in Genetics, sulle modifiche avvenute, in centinaia di migliaia di anni, al patrimonio genetico e alle capacità intellettive del genere umano, è giunto alla conclusione che la stupidità, sul piano evolutivo, è il nostro inevitabile destino.
Secondo Crabtree, che ha ricostruito le possibili mutazioni del nostro corredo genetico attraverso varie epoche, l’impoverimento delle capacità intellettive sarebbe iniziato appena 3.000 anni fa: abbiamo raggiunto il top all’epoca della Grecia classica, per poi prendere una lenta ma inesorabile china discendente.
“Sono pronto a scommettere che se un cittadino medio di Atene del 1000 avanti Cristo comparisse tra noi, verrebbe considerato la mente più brillante e vivace tra i nostri amici e colleghi. Saremmo sorpresi dalla sua memoria, dalla portata delle sue idee, dalla sua visione chiara su tutte le questioni importanti. Sarebbe anche, probabilmente, la persona più equilibrata tra i nostri conoscenti. La stessa cosa potrei dirla per qualsiasi abitante dell’Africa, dell’Asia, dell’India o dell’America di quella stessa epoca“.