Quando ascoltiamo la nostra voce mentre parliamo, il nostro cervello lo percepisce in un modo diverso da quello che poi ci risulta quando lo risentiamo registrato
Perché la nostra voce registrata non ci piace. Tutti, prima o poi, abbiamo provato un senso di disagio nel riascoltare la nostra voce. Il più delle volte appare “strana“, come se non ci appartenesse e nella maggior parte dei casi non ci piace. Tutto ciò è talmente diffuso che la scienza ha pensato di indagare, alla ricerca di risposte a quello che sembra essere un fenomeno motivato sia da fattori psicologici che fisiologici.
Iniziamo col dire che quando ascoltiamo il suono della nostra voce mentre parliamo il nostro cervello lo percepisce in un modo diverso da quello che poi ci risulta quando lo risentiamo registrato. Questo perché quando parliamo il tono viene inviato al cervello sia esternamente (grazie alla trasmissione dell’aria) che internamente (grazie alla risonanza delle ossa).
Quando, poi, riascoltiamo il suono, la nostra voce ci appare priva di basse frequenze. La nostra voce, così, ci suona “strana“, molto diversa da come ce la saremmo aspettata, ed ecco che entra in azione la nostra psiche, a trasmetterci quel senso di fastidio o disagio.
Questo succede perché le onde sonore indotte (quelle interne) hanno un suono profondo che si aggiunge al suono emesso nell’aria, ma il microfono non registra il suono interno, per questo la voce “appare” più povera di frequenze basse, con un timbro quasi irriconoscibile. Inoltre, un registratore altera la voce, anche se in maniera minima. Durante le registrazione, infatti, il suono viene “tradotto” da onde sonore meccano-elastiche (cioè vibrazioni) a onde elettromagnetiche (cioè segnali elettrici), mentre per l’ascolto avviene il processo inverso: così la voce che esce da questi passaggi non è mai perfettamente identica all’originale.
Gli studi
Durante uno studio effettuato nel 2013, i partecipanti hanno valutato diversi campioni vocali registrati. Non sapevano che la loro voce era mescolata tra i campioni e così hanno espresso un giudizio più alto proprio perché non li riconoscevano come prodotti da loro stessi. Quindi, si può arrivare a non riconoscere la propria voce, tanto è scarsa l’accettazione che abbiamo di essa quando la riascoltiamo.
Sempre secondo ricerche condotte nel campo psicologico, la nostra voce ci disturba anche perché può rivelarci aspetti della personalità che, parlando normalmente, non cogliamo appieno (come ansia, indecisione e rabbia).