Larry Page e Sergey Brin lasciano il controllo di Google

I fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, lasciano le redini di Alphabet: Sundar Pichai è il nuovo CEO

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Larry Page e Sergey Brin lasciano il controllo di Google. Cambio della guardia ai vertici di Alphabet Google: i due fondatori abbandonano ogni posizione di management e quale successore a tutti gli effetti, come volto operativo e pubblico del conglomerato tecnologico, emerge Sundar Pichai. Larry Page si è dimesso da chief executive officer della capogruppo Alphabet e Sergej Brin da direttore generale, promuovendo sul campo Pichai, attuale amministratore delegato della controllata Google. Che diventa ceo dell’intera compagine, mentre la poltrona di direttore generale verrà eliminata.

La fine di un’era

È la «fine di un’era», ha scritto il New York Times, giudizio rimbalzato dagli uffici di Silicon Valley alle newsroom dei media americani. Page e Brin, che avevano fondato il re dei motori di ricerca nel 1998 quando ancora studiavano per un dottorato alla Stanford University, sono assurti alla fama che spetta ai grandi leader dell’hi-tech americano, al pari di Steve Jobs, lo scomparso fondatore di Apple, o di Bill Gates, che diede i natali a Microsoft. Possiedono ancora, assieme, una quota del 14% nella società e il 56% dei diritti di voto. Page, per l’esattezza, ha il 5,8%, Brin il 5,6%. I loro patrimoni personali, grazie al successo imprenditoriale, sono tra i maggiori al mondo: il 46enne Page vale 59,3 miliardi di dollari, il coetaneo Brin, originario della Russia, poco meno, 56,6 miliardi. Ma con un annuncio a sorpresa, attraverso una lettera pubblica, hanno affermato che «con Alphabet ora ben consolidata, con Google e le Other Bets (la società che controlla le iniziative più innovative e rischiose, ndr) che operano efficacemente quali aziende indipendenti, è il momento di semplificare la struttura di management».

Il momento di «lasciare l’ovile»

I due hanno proseguito affermando di «non essere mai stati interessati a mantenere incarichi di management quando pensiamo che ci sia un modo migliore di gestire l’zienda. Alphabet e Google non hanno più bisogno di due chief executive e di un direttore generale». Con una battuta hanno poi scritto che «se l’azienda fosse una persona, oggi, nel 2019, sarebbe un giovane adulto di 21 anni e sarebbe giunta l’ora per lasciare l’ovile. Se è stato un grande privilegio essere coinvolti nella gestione giorno per giorno dell’azienda così a lungo, crediamo sia tempo di assumere il ruolo di orgogliosi genitori che offrono consigli e affetto, ma non quotidiane raccomandazioni».

Page era diventato ceo di Alphabet dal 2015, in occasione di una profonda riorganizzazione dell’attività di Google che aveva visto nascere la nuova casa madre di cui il motore di ricerca era la principale controllata. L’obiettivo era spingere in questo modo l’acceleratore sulla diversificazione, strategia sempre più seguita da tutti i colossi tecnologici americani a caccia di nuove strade di crescita per il futuro. Alphabet diede così spazio alle scommesse al di là del suo «search engine», che dominava e domina la pubblicità online. Pichai, che oggi ha 47 anni, nell’ambito della trasformazione divenne invece amministratore delegato di Google dopo aver guidato il business del sistema operativo Android e del browser Chrome.

Le nuove sfide della conglomerata

Sia Page che Brin adesso compiono un nuovo passo indietro, pur indicando di voler rimanere «attivamente coinvolti» nel board del gruppo. Per Alphabet di sicuro le sfide non mancano e, secondo gli analisti, forse richiedevano chiarimenti di un organigramma dirigenziale che appariva confuso per i ruoli poco definiti dei due fondatori. Gli interrogativi sono di business, perché pur ancora dominante nelle inserzioni digitali Alphabet ha faticato a sviluppare appieno altre avventure. Ma non solo: il gruppo è stato scosso anche da forti controversie. Sono fioccate accuse di eccessiva influenza e monopolio, come di carenze nel rispetto dei diritti civili e politici. Di recente quattro dipendenti hanno denunciato di essere stati licenziati come ritorsione per i loro sforzi di organizzazione sindacale dei dipendenti. «Sono entusiasta del focus di Alphabet sulle grandi sfide che possono essere affrontate con la tecnologia», ha affermato Pichai nel ringraziare Page e Brin.

Fonte: ilsole24ore.com

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