Orchi: il loro mondo, chi sono, dove vivono, cosa mangiano. L’orco classico, del folclore, delle fiabe, mitologia e fantasy
Nel folclore e nelle fiabe dei Paesi europei, specialmente in Italia e in Francia, gli Orchi sono descritti come mostri antropomorfi giganteschi, crudeli e che si nutrono di carne umana.
L’Orco del folclore è associato a quello della mitologia germanica. Non sempre, infatti, è facile distinguere queste due figure, anche se l’orco della mitologia è generalmente descritto come più simile a una bestia o a un demone. Gli orchi nel fantasy sono talvolta ispirati alla figura dell’orco del folclore (per esempio gli orchi di Piers Anthony), e talvolta alla figura dell’orco della mitologia (gli orchi di J. R. R. Tolkien). Infine, in alcuni casi, fanno riferimento a elementi tipici di entrambe queste figure.
Storia
L’orco classico
L’Orco del folclore e delle fiabe ha origine dall’Orco della mitologia romana, sovrano degli Inferi e che si nutriva di uomini insieme al suo mostruoso cane Cerbero.
Il termine “Orco“, per designare un mostro che si nutre di uomini è documentato in italiano fin dal XIII secolo, è stato utilizzato da Jacomo Tolomei (1290), Fazio degli Uberti (1367), Luigi Pulci, e Ludovico Ariosto. Inoltre, Ristoro Canigiani (1363) ne parla esplicitamente come uno spauracchio per i bambini.
È possibile che la figura dell’Orco sia arrivata in Europa proprio dall’Italia. Ciò sarebbe supportato dalla probabile derivazione etimologica dall’italiano di molti termini europei (per esempio l’antico inglese “orke”, testimoniato nel 1656).
L’orco di Perrault e le sue varianti
Probabilmente ispirato dalla tradizione italiana (come l’orco del “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile del 1634), Charles Perrault introdusse alla fine del XVII secolo il prototipo dell’Orco tradizionale delle fiabe.
Questo personaggio è descritto come un uomo gigantesco, con l’aspetto di un bruto (spesso rappresentato come peloso, muscoloso, barbuto e con un pancione prominente) e armato di un pesante bastone. Una caratteristica comune è la stupidità, che spesso è sfruttata dall’eroe per sconfiggere l’Orco.
In alcune versioni, gli Orchi sono in grado di cambiare forma. Vivono spesso in palazzi o castelli isolati, ma anche in grotte e paludi. Nelle fiabe, l’Orco è spesso il custode di una principessa prigioniera o divora bambini.
Personaggi simili agli orchi
Molti personaggi delle fiabe, anche se non descritti esplicitamente come Orchi, ne riproducono alcuni elementi tipici. Due esempi famosi sono Mangiafuoco di Pinocchio (che schiavizza le marionette e metaforicamente i bambini) e Barbablù.
Usi metaforici del termine
Per estensione, il termine Orco si applica a persone ripugnanti o volgari con un temperamento violento, in particolare quando tale violenza è diretta verso donne o bambini.
È in questo senso che Daniel Pennac utilizza metaforicamente il termine nel romanzo “Il paradiso degli Orchi” (Au bonheur des ogres, 1985). L’associazione tra gli orchi e la violenza contro i bambini fa sì che il termine “Orco” sia anche utilizzato, ad esempio in ambito giornalistico, per indicare persone colpevoli di reati di pedofilia.
Orchi moderni
Nella letteratura, gli orchi sono una delle razze presenti nell’universo immaginario di Arda creato da J.R.R. Tolkien, e compaiono frequentemente in libri, film e videogiochi fantasy.
Un esempio di Orco noto nella cinematografia moderna è Shrek, un personaggio che viene utilizzato per parodizzare molti elementi della tradizione fiabesca in modo ironico (ad esempio, c’è un curioso scambio di ruoli tra l’orco e il principe azzurro).
Orco (mitologia norrena)
Nella mitologia norrena, l’Orco è un mostro antropomorfo con connotazioni bestiali e demoniache.
Il termine “orc” si trova soprattutto in Beowulf, dove la razza dei non morti di Grendel è descritta come Orc-néas, che sembra significare “cadaveri di Orcus“. Gli orchi di Beowulf sono esseri metà uomo e metà mostro, che vanno a caccia di notte, e si riparano in una dimora subacquea in fondo a nebbiosi acquitrini, simboleggiando l’Averno. J. R. R. Tolkien ha tratto ispirazione da questi orchi per rappresentare la più celebre razza di orchi della letteratura fantasy nella Terra di Mezzo.
Il termine “orc” può anche indicare un certo tipo di mostro marino, citato originariamente da Plinio il Vecchio e in seguito ripreso dai bestiari medievali e dalla letteratura epica e cavalleresca medioevale e rinascimentale, come nell’Orlando Furioso. In quest’opera, tuttavia, appare anche un “orco” terrestre, un gigante cieco con un grande naso e zanne simili a quelle di un cinghiale, che divora carne.
Molte opere fantasy seguono il modello di Tolkien, mentre altre si ispirano alla tradizione folcloristica degli orchi delle fiabe, molto diversi da quelli di Tolkien. In inglese, infatti, ci sono due parole diverse per l’orco di Tolkien e del Beowulf, “orc“, e per quello delle fiabe, “ogre“. Per riprodurre questa distinzione, alcune traduzioni de Il Signore degli Anelli utilizzano il termine “orchetto” per il termine utilizzato da Tolkien.
Gli orchi (orchetti) di Tolkien
Nei romanzi di J.R.R. Tolkien, gli Orchi sono descritti come creature antropomorfe mostruose, di statura più bassa rispetto agli Uomini, con un aspetto disgustoso e sudicio. Sono potenti ma goffi, dotati solo di malvagità e tristi destini. Vengono utilizzati come truppe di combattimento da entrambi i malvagi de “Il Signore degli Anelli“, Sauron e Saruman.
Nel libro “Lo Hobbit“, gli Orchi vengono chiamati Goblin, sebbene Gandalf descriva le Montagne Grigie come infestate da “Goblin e Orchi“. All’epoca, Tolkien non aveva ancora stabilito che “Lo Hobbit” fosse ambientato nella stessa Terra di Mezzo de “Il Silmarillion“.
Gli orchi in altre ambientazioni fantasy
Dopo la pubblicazione di “Il Signore degli Anelli“, le creature conosciute come “orchi” sono comparse in molte opere di fantasia, incluse produzioni cinematografiche, giochi di ruolo, videogiochi e così via. Queste fonti spesso adottano l’immagine degli orchi presentata da Tolkien o si ispirano anche ai personaggi degli orchi delle fiabe. È comune che queste opere distinguano tra goblin e orchi, pur descrivendoli come razze affini e talvolta parenti. Tali connessioni di parentela o collaborazione vengono anche stabilite tra gli orchi e altre creature mitologiche simili, come i troll.
Ci sono anche esempi di opere letterarie che descrivono popolazioni o razze evidentemente derivate dagli orchi di Tolkien, ma che vengono identificate con nomi e caratteristiche fisiche differenti, spesso per evitare di riprodurre troppo fedelmente l’immaginario tolkieniano. Ad esempio, gli gnomi del ciclo di Shannara possono essere visti in questa prospettiva.
Peculiarità degli orchi nella letteratura fantasy
Nelle rappresentazioni fantasy degli orchi, spesso vengono descritti con tratti facciali simili a quelli suini, anche se questa caratterizzazione non è presente nelle opere di Tolkien o nella tradizione europea popolare. Questa descrizione potrebbe essere influenzata dall’associazione degli orchi con l’idea di “bestialità” e “vulgarità“, o dal riferimento agli orchi dell’Orlando Furioso, o semplicemente dalla somiglianza fra le parole inglesi “orc” e “pork” (maiale).
Un altro elemento frequente negli orchi della letteratura fantasy è la pelle verde, come nei casi degli orchi di Warcraft o dell’orco Shrek nella fiaba moderna. Tuttavia, nei romanzi di Tolkien, la pelle degli orchi variava dal giallo pallido (come negli gnomi di Shannara) al nero. La pelle verde è spesso associata a lineamenti grossolani e a canini sporgenti.
Infine, molte rappresentazioni degli orchi nella fantasy descrivono le loro società come tribali. Anche questa idea può essere ricondotta a Tolkien (dove gli orchi spesso sono descritti come soldati di un esercito, membri di bande diverse che devono adottare la lingua corrente per comunicare tra loro, come descritto nel capitolo finale delle due torri), ma non nella tradizione, che li vede solitamente come individui solitari.