Il vampiro è una figura leggendaria presente in diverse culture e legato al genere horror. Si nutre di sangue e di altre creature
Il vampiro è una figura leggendaria presente in diverse culture e legato al genere horror. Questo essere mitologico si nutre dell’essenza vitale, di solito del sangue, di altre creature. Il termine “vampiro” divenne popolare nel XVIII secolo, influenzato dalle superstizioni diffuse nell’Europa dell’est e nei Balcani, dove le leggende sui vampiri erano molto comuni. In altre culture, questa figura era nota con termini diversi, come “vrikòlakas” in Grecia e “strigoi” in Romania. La credenza nei vampiri crebbe al punto da causare isteria collettiva e comportamenti come piantare paletti nei cadaveri e accusare persone di vampirismo.
Nell’Europa dell’est, i vampiri venivano rappresentati in varie forme, da essere simili agli umani a cadaveri decomposti. La figura del vampiro fu introdotta nelle arti dal romanzo “Il vampiro” di John Polidori nel 1819, che ispirò altre opere del XIX secolo come “Varney il vampiro” e “Carmilla“.
Tuttavia, è il romanzo “Dracula” di Bram Stoker del 1897 a essere considerato il prototipo del romanzo vampiresco moderno. Questo libro trattò una mitologia composta da lupi mannari e demoni, esprimendo le ansie dell’epoca e le paure della società vittoriana. Il successo di “Dracula” ha dato origine a un genere distintivo di romanzi vampireschi che è ancora molto popolare nel XXI secolo, con numerosi libri, film, videogiochi e serie televisive.
Inoltre, sono state rinvenute necropoli in insediamenti greci sull’isola di Sicilia contenenti i resti di “redivivi“, una figura simile a vampiri o zombi. Secondo le credenze degli antichi greci, alcuni corpi morti potevano riemergere e, per mantenerli nella tomba, dovevano essere uccisi ritualmente o intrappolati in qualche modo, come bloccare il corpo con frammenti di anfora o grandi pietre. Questa pratica è stata osservata nella necropoli di Passo Marinaro in Sicilia.
Etimologia
L’origine esatta della parola “vampiro” non è del tutto chiara. In lingua albanese ghega, sembra derivare da “Dham” che significa “dente” e “Pirs” che significa “che beve“, letteralmente “che beve attraverso il dente“. Queste parole derivano dalle radici proto-albanesi *dzamba (che significa “dente” e ha origini proto-indoeuropee) e *pīja (che significa “bere” e ha origini proto-indoeuropee).
Tuttavia, è più probabile che la parola “vampiro” abbia origine dalla parola serba “вампир” (vampir) e sia poi passata al tedesco come “Vampir“, al francese come “vampyre“, all’inglese come “vampire” (il cui primo utilizzo registrato risale al 1734 nell’Oxford English Dictionary) e all’italiano come “vampiro“. C’è anche una teoria meno diffusa che suggerisce che la parola derivi dal termine turco “ubyr“, che significa “strega“. In russo antico, il termine per vampiro è “Упирь” (Upir‘).
Molte lingue slave hanno forme simili alla parola serba, come il bulgaro “вампир” (vampir), il croato “upir/upirina“, il ceco e lo slovacco “upír“, il polacco “upiór” o “upir“, l’ucraino “упир” (upyr), il russo “упырь” (upyr‘), il bielorusso “упыр” (upyr) e l’antico slavo orientale “упирь” (upir‘). Successivamente, molte di queste lingue hanno adottato forme simili a “vampir” dall’Occidente.
Folklore
Il concetto di vampirismo ha una lunga storia che si estende per millenni. Culture antiche come quelle mesopotamiche, ebraiche, greche e romane avevano concetti di demoni e spiriti che potrebbero essere considerati precursori dei moderni vampiri. In tutte queste leggende, antiche e moderne, i vampiri condividono un tratto chiave: si nutrono in varie forme dei loro simili. Tuttavia, il folklore sui vampiri, così come lo conosciamo oggi, ha origini principalmente nell’Europa dell’est.
Il mito dei vampiri prese forma quando le leggende orali di vari gruppi etnici vennero trascritte e pubblicate. In molte di queste narrazioni, i vampiri sono creature malvage che tornano in vita, spesso associati a persone che si sono suicidate o considerate streghe. Possono anche essere corpi morti posseduti da spiriti maligni o esseri umani trasformati dopo essere stati morsi da altri vampiri. La credenza in queste leggende divenne talmente radicata da causare isteria collettiva e l’esecuzione pubblica di individui sospettati di essere vampiri.
Descrizione
Nonostante sia difficile fornire una descrizione definitiva del vampiro nel folclore, ci sono comunque alcune caratteristiche comuni presenti in molte delle leggende europee. I vampiri erano spesso descritti come individui gonfi, con una carnagione scura o dalla tonalità sanguigna. Questi tratti fisici erano spesso collegati alla loro dieta a base di sangue. Quando erano sepolti, si credeva che i vampiri perdessero sangue dalla bocca e dal naso, mentre il loro occhio sinistro rimaneva spesso aperto. Venivano seppelliti avvolti in un sudario di lino, e dopo la morte, i loro denti, capelli e unghie continuavano a crescere. Tuttavia, le tipiche zanne, spesso associate ai vampiri, non facevano parte delle loro caratteristiche comuni.
Creazione
Le ragioni dietro la creazione di un vampiro, ossia la trasformazione di un essere in un non morto, erano diverse e variavano nel folklore originale. Secondo le tradizioni slave e cinesi, qualsiasi cadavere attraversato da un animale, specialmente un cane o un gatto, aveva il potenziale per diventare un non morto. Allo stesso modo, i cadaveri che non venivano trattati con acqua bollente erano considerati a rischio di diventare vampiri. Nel folklore russo, si credeva che i vampiri fossero un tempo streghe o individui che avevano sfidato la Chiesa mentre erano ancora in vita.
Per evitare il ritorno di una persona cara come vampiro, venivano praticate alcune procedure popolari. Una pratica comune era seppellire il defunto con la testa in giù e posizionare oggetti terreni come falci o falcetti vicino alla tomba per soddisfare i demoni che avrebbero potuto possedere il corpo o per impedirne la risurrezione. Questo rituale presenta somiglianze con l’usanza greca di porre una moneta nella bocca del defunto per pagare il pedaggio e permettergli di attraversare il fiume Stige nell’aldilà. Si è anche sostenuto che questa moneta servisse a tenere lontani gli spiriti maligni desiderosi di impossessarsi del corpo, un dettaglio che potrebbe aver influenzato le leggende sui vampiri. Nel folklore greco, per esempio, il corpo del defunto veniva dotato di una croce di cera e di una piccola tavoletta con l’iscrizione “Gesù Cristo vince” per impedire che si trasformasse in un vampiro.
In Europa, altri metodi comuni includevano la rottura dei tendini sopra il ginocchio del defunto o il versamento di semi di papavero, miglio o sabbia sulla tomba di un presunto vampiro. Questo serviva a tenere occupati i vampiri durante la notte, mentre contavano i granelli che cadevano nella bara, e spesso era associato all’aritmomania. Leggende simili, riguardanti streghe o altre creature malvagie, erano presenti anche in altre culture, come in Cina, dove si credeva che simili creature contassero i chicchi di riso se ne trovassero davanti a loro. Queste credenze erano diffuse anche nel subcontinente indiano e in America del Sud.
Identificazione
Nel folklore tradizionale, esistevano diversi rituali e metodi per identificare un possibile vampiro. Uno di questi consisteva nel far cavalcare un giovane vergine su uno stallone nero altrettanto vergine all’interno di un cimitero. Si credeva che il cavallo si sarebbe fermato proprio sopra la tomba del vampiro in questione. Era importante notare che generalmente si preferiva un cavallo nero, anche se in Albania si riteneva che dovesse essere bianco.
Inoltre, la presenza di buche nel terreno sopra una tomba era vista come un segno indicativo di vampirismo. I cadaveri sospettati di essere vampiri erano spesso descritti come stranamente sani, gonfi ma con pochi segni evidenti di decomposizione. In alcuni casi, quando veniva aperta una tomba ritenuta sospetta, i testimoni affermavano che il cadavere aveva il viso coperto del sangue delle sue vittime.
La morte di animali domestici, come bestiame o pecore, o il decesso di parenti o vicini di casa, veniva considerata come prova dell’attività di un vampiro nella zona. Alcuni vampiri nel folklore avevano la reputazione di manifestarsi in modi simili ai poltergeist, lanciando pietre sui tetti, spostando piccoli oggetti o causando incubi nelle persone che dormivano.
Protezione
Gli oggetti apotropaici, utilizzati per tenere lontane le entità redivive, sono comuni nelle leggende sui vampiri. Uno dei classici esempi è l’aglio, ma si crede che anche la rosa selvatica, il biancospino e soprattutto la verbena siano efficaci contro i vampiri. In Europa, si riteneva che spargere semi di senape sul tetto di una casa li allontanasse. Altri oggetti esorcizzanti includevano crocifissi, rosari o acqua santa. Si diceva che i vampiri non potessero camminare su terreno consacrato, come quello delle chiese e dei templi, o attraversare acque correnti, come i fiumi. Anche gli specchi venivano usati per tenere lontani i vampiri, posizionandone uno sulla porta d’ingresso (poiché in alcune culture i vampiri non potevano riflettersi e talvolta non proiettavano ombra, forse a causa della mancanza dell’anima). Questa caratteristica, sebbene non fosse universale (il vampiro greco vrykolakas/tympanios poteva riflettersi e proiettare un’ombra), è stata utilizzata da Bram Stoker nel romanzo Dracula ed è diventata popolare tra scrittori e registi. In alcune leggende, un vampiro non poteva entrare in una casa a meno che non fosse stato invitato dal padrone di casa, ma una volta invitato, poteva entrare e uscire a piacimento. I vampiri del folclore erano solitamente più attivi di notte, ma non erano considerati vulnerabili alla luce del sole.
Uno dei metodi comunemente considerati efficaci per uccidere un vampiro era l’impalamento, in particolare nella cultura slava. In Russia e negli stati baltici, si preferiva il legno di frassino, mentre in Serbia veniva utilizzato il biancospino. In Slesia, il legno di quercia era la scelta comune. I potenziali vampiri venivano spesso trafitti attraverso il cuore, ad eccezione di Russia e Germania, dove venivano impalati attraverso la bocca, e della Serbia, dove venivano trafitti attraverso lo stomaco. Forare la pelle del petto era un modo per “svuotare” i vampiri (considerati più “gonfi” rispetto agli esseri umani); talvolta i cadaveri venivano sepolti con oggetti appuntiti in modo che, se il corpo si fosse trasformato in vampiro (e quindi gonfiato), gli oggetti lo avrebbero trafitto e svuotato. La decapitazione era il metodo preferito in Germania e nelle regioni slave occidentali, con la testa sepolta tra i piedi, dietro le natiche o lontano dal corpo, per impedire all’anima di ritardare la sua partenza intrattenendosi nel corpo terreno. Talvolta la testa, il corpo o gli abiti di un vampiro venivano inchiodati al suolo per prevenire una possibile rinascita.
I nomadi schiacciavano aghi di acciaio o di ferro nel cuore dei cadaveri e inserivano pezzi di ferro nella bocca, sugli occhi, nelle orecchie e tra le dita prima della sepoltura. Talvolta, mettevano il biancospino in una calza del defunto o trafiggevano le sue gambe con un paletto di legno. In una tomba del XVI secolo scoperta vicino a Venezia nel 2006, gli archeologi trovarono il cadavere di una donna con un mattone infilato con forza in bocca, considerato un rituale contro i vampiri. Altre misure per proteggersi dai vampiri includevano l’irrorazione della tomba con acqua bollente o la completa cremazione del corpo. Nei Balcani, un vampiro poteva anche essere ucciso con un colpo di pistola o annegato, oppure si poteva ripetere la cerimonia funebre, spruzzare acqua santa sul corpo o eseguire un esorcismo. In Romania, l’aglio poteva essere inserito nella bocca, e fino al XIX secolo si prendeva precauzioni sparando al corpo nella bara. In casi eccezionali, il cadavere veniva smembrato e i pezzi bruciati, mescolati con acqua e somministrati ai membri della famiglia come rimedio. Nella regione della Sassonia, in Germania, si metteva un limone nella bocca dei presunti vampiri.
Antiche credenze
Racconti di esseri soprannaturali che si nutrivano di sangue o carne fresca di esseri viventi erano presenti in molte culture antiche da secoli. Oggi li chiameremmo vampiri, ma in passato non esisteva il termine “vampiro“. Queste attività erano attribuite a demoni, spiriti o persino al Diavolo stesso.
In India, ad esempio, ci sono racconti dei Baital, simili ai ghoul, che possono possedere i corpi delle persone. Un racconto narra di come il Re Vikramāditya cerchi di catturare uno di questi esseri particolarmente sfuggenti. Anche lo spirito Pishacha, associato a criminali o a coloro che sono morti pazzi, aveva alcune caratteristiche dei vampiri, così come l’antica dea indiana Kālī, raffigurata con zanne e una ghirlanda di teschi, che veniva associata all’assunzione di sangue.
I Persiani furono tra i primi a narrare storie di demoni beventi di sangue, come dimostrano cocci di porcellana con raffigurazioni di creature che cercano di bere il sangue umano. L’antica Babilonia e l’Assiria avevano racconti su Lilitu, che nella demologia ebraica divenne Lilith, un demone che si nutriva del sangue dei bambini, e sua figlia Lilu.
Nelle mitologie greche e latine, ci sono descrizioni di creature come le empuse e le lamie, che con il tempo divennero termini generali per streghe e demoni. Empusa, figlia della dea Ecate, aveva piedi di bronzo e si trasformava in una giovane donna per sedurre gli uomini e bere il loro sangue. Lamia si nascondeva sotto i letti dei bambini di notte per succhiare il loro sangue, così come faceva Gello. La Strige si cibava di bambini e giovani uomini, spesso descritta come un uccello notturno che si nutriva di sangue e carne umana nella mitologia romana.
Credenze europee
Le credenze europee legate ai vampiri hanno una radice profonda nella storia e nel folklore del continente. Molte delle storie e dei miti sui vampiri che pervadono la cultura europea hanno avuto origine nel Medioevo.
Nel XII secolo, storici e cronisti come Walter Map e Guglielmo di Newburgh registrarono numerosi racconti riguardanti i “redivivi“, ovvero individui che erano stati considerati morti ma si diceva fossero tornati in vita. Tuttavia, le testimonianze di leggende simili in Inghilterra erano piuttosto rare. Questi racconti medievali condividevano alcune similitudini con il folclore riguardante i vampiri che si sviluppò in Europa dell’Est tra il XVII e il XVIII secolo e che successivamente influenzò le leggende sui vampiri in Germania e Inghilterra, dove vennero ulteriormente elaborate e rese popolari.
Uno dei primi casi noti di attività vampirica risale al 1672, nella regione dell’Istria, situata al confine tra l’Austria e la Repubblica di Venezia, che oggi fa parte della Croazia. Le cronache locali raccontano la storia di Jure Grando, un abitante del villaggio di Corridico vicino ad Antignana. Grando, precedentemente un bracciante, era morto nel 1656, ma secondo i paesani, era tornato dalla morte, aveva iniziato a bere il sangue umano e aveva molestato sessualmente le donne del villaggio. Il capo del villaggio ordinò che gli venisse infilzato un paletto nel cuore, ma quando questa misura sembrò inefficace, il corpo di Grando fu decapitato.
Nel XVIII secolo, si verificò un’ondata di avvistamenti di vampiri nell’Europa dell’Est, con rituali frequenti che includevano l’impalamento o il disseppellimento dei cadaveri per cercare potenziali non-morti. Persino le autorità governative partecipavano a questi rituali. Questa isteria collettiva si diffuse rapidamente in tutta Europa, nonostante fosse l’era dell’Illuminismo, un periodo in cui molte credenze folcloristiche venivano messe in discussione. Due casi di vampirismo particolarmente famosi, i primi a essere ufficialmente documentati, furono quelli dei serbi Peter Plogojowitz e Arnold Paole.
Plogojowitz, morto all’età di 62 anni, fu considerato morto vivente dopo che si credeva fosse tornato chiedendo cibo al figlio. Quando il figlio rifiutò di nutrirlo, fu trovato morto il giorno successivo. Poi, si crede che Plogojowitz sia tornato e abbia attaccato alcuni dei suoi vicini, causando la loro morte per grave perdita di sangue.
Arnold Paole, ex soldato diventato contadino, era stato precedentemente attaccato da un vampiro anni prima della sua morte. Durante il suo lavoro nel fieno, morì e, dopo la sua morte, alcune persone del vicinato cominciarono a morire. Si credeva che Paole fosse tornato e si stesse nutrendo dei suoi vicini.
In Serbia, esiste anche una leggenda su Sava Savanović, che viveva in un mulino e si cibava del sangue dei mugnai. Questo personaggio folcloristico è stato successivamente ripreso in un racconto scritto da Milovan Glišić e nel film horror serbo del 1973 “Leptirica“, ispirato alla leggenda.
In questo periodo storico, le credenze nei vampiri erano così radicate che persino le autorità governative parteciparono ai rituali per individuare e distruggere i potenziali non-morti.
I due incidenti furono ampiamente documentati. Ufficiali governativi esaminarono attentamente i cadaveri, redassero relazioni dettagliate e persino scrissero libri che circolarono in tutta Europa. Questo periodo di isteria è noto come la “Controversia sui vampiri del XVIII secolo” ed ebbe un impatto duraturo che si protrasse per una generazione intera.
L’escalation del problema fu ulteriormente alimentata dalle epidemie di attacchi di vampiri in zone rurali, che erano chiaramente il risultato di credenze superstiziose radicate nelle comunità dei villaggi. In queste comunità, si verificarono esumazioni di cadaveri e, in alcuni casi, i corpi furono trafitti con paletti di legno. Nonostante alcuni studiosi avanzassero spiegazioni razionali come sepolture premature o la malattia della rabbia, la superstizione prevalse.
Nel 1746, don Augustine Calmet, un rispettato studioso e teologo francese, scrisse un’ampia opera sulla questione dei vampiri. Tuttavia, il suo lavoro mantenne un certo grado di ambiguità sull’esistenza dei vampiri. Calmet raccolse testimonianze di eventi ritenuti legati ai vampiri, ma il saggio fu interpretato in modi diversi. Molti lo considerarono come una conferma dell’esistenza dei vampiri, compresi critici come Voltaire e alcuni esperti di demonologia.
Voltaire, nel suo Dizionario filosofico, scrisse una satira sugli eventi:
“Questi vampiri erano cadaveri, che uscivano dalle loro tombe la notte per succhiare il sangue dei vivi, sia dalle loro gole che dai loro stomaci, e poi tornavano nei loro cimiteri. Le persone a cui succhiarono il sangue si indebolivano, divenivano pallide e iniziavano a consumarsi, mentre i cadaveri che succhiavano il sangue prendevano peso, la loro carnagione si faceva rosea e godevano di un grande appetito. Fu in Polonia, Ungheria, Slesia, Moravia, Austria e nella Lorena che i morti poterono così gioire“.
La controversia si placò solo quando l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria decise di prendere una posizione ufficiale. Invitò il suo medico personale, Gerard van Swieten, a condurre un’indagine dettagliata sulle affermazioni riguardanti l’esistenza dei vampiri. La conclusione di van Swieten fu che i vampiri non esistevano, e l’Imperatrice emanò una legge che proibiva l’apertura e la profanazione delle tombe e dei corpi, ponendo così fine alla controversia. Nonostante ciò, il concetto di vampiri continuò a persistere nell’arte e in alcune superstizioni locali.
Il tema del vampirismo catturò l’attenzione di teologi e naturalisti italiani nel corso del XVIII secolo. Un’opera di particolare rilievo fu la “Dissertazione sopra i vampiri” scritta da Giuseppe Davanzati. Questo testo fu pubblicato per la prima volta a Napoli nel 1774, presso la rinomata tipografia dei fratelli Raimondi. Va notato che il manoscritto era già stato letto da esperti in medicina, teologia e diritto canonico nei primi anni quaranta del XVIII secolo.
Prima di diventare arcivescovo di Trani, l’autore aveva viaggiato ampiamente e aveva avuto contatti diretti con la corte pontificia. A Roma, aveva frequentato l’accademia del cardinale Gualtieri, studiando le opere di filosofi come Locke, Leibniz, Spinoza e Cartesio, oltre a sperimentare le teorie di Newton.
Davanzati aveva anche soggiornato a lungo a Firenze e Venezia prima di spingersi nelle terre dell’Europa centrale e orientale. Qui aveva sviluppato un profondo interesse per la credenza popolare nei vampiri, una credenza che stava causando seri problemi di ordine pubblico. In particolare, nelle aree rurali, si riteneva che alcuni defunti potessero tornare in vita durante la notte, disturbando i vivi, nutrendosi del loro sangue e danneggiando il bestiame con morsi e atti di violenza. Questa credenza aveva scatenato una sorta di isteria collettiva.
Credenze non europee
Africa
In varie regioni dell’Africa sono presenti leggende e credenze legate a esseri simili ai vampiri. Ad esempio, nell’Africa occidentale, il popolo degli Ashanti racconta storie di un essere chiamato “asanbosam“, descritto come una creatura con denti di ferro che vive sugli alberi. Allo stesso modo, il popolo Ewe narra dell'”adze“, un essere che può assumere le sembianze di una lucciola e che si dedica a dare la caccia ai bambini.
Nella regione orientale del Capo, si tramanda la leggenda dell'”impundulu“, una creatura capace di assumere l’aspetto di un grande uccello con artigli e in grado di evocare tuoni e lampi. Nel Madagascar, il popolo Betsileo racconta la leggenda del “ramanga“, un tipo di bandito o vampiro vivente che si nutre delle unghie delle persone ricche.
Un termine interessante è “Loogaroo“, che si riferisce a una creatura simile a un vampiro ed è spesso associato alla cultura di Mauritius. Questo termine potrebbe derivare dal francese “loup-garou“, che significa “licantropo“, ed è ampiamente utilizzato nella narrativa popolare dell’isola.
Queste credenze e leggende riflettono la diversità e la ricchezza delle tradizioni folcloristiche africane, ognuna con le proprie interpretazioni di creature simili ai vampiri.
Le Americhe
Nelle Americhe, si diffusero racconti e leggende sui “loogaroo“, creature spaventose conosciute anche nelle isole caraibiche e nella regione della Louisiana, negli Stati Uniti. Questi racconti hanno affinità con altre figure mostruose di natura femminile, come la Soucouyant di Trinidad, la Tunda e la Patasola nel folclore colombiano, e i miti Mapuche che raccontano del Peuchen, un serpente succhiatore di sangue. Inoltre, secondo alcune superstizioni sudamericane, sospingere una pianta di aloe vera sopra la porta d’ingresso era ritenuto un modo per tenere lontani i vampiri.
Nel contesto della mitologia azteca, emerge il racconto dei Cihuateteo, spiriti con volti scheletrici delle donne morte durante il parto. Si credeva che queste entità rubassero i bambini e intraprendessero relazioni sessuali con i vivi, portandoli alla follia.
Durante il tardo XVIII e XIX secolo, si svilupparono credenze riguardo ai vampiri in alcune parti del New England, in particolare nel Rhode Island e nell’orientale Connecticut. Ci sono numerosi resoconti di persone che, convinte che i propri cari defunti fossero vampiri responsabili di morti e malattie in famiglia, esumavano i corpi per rimuoverne il cuore. Importante notare che in quel periodo non si usava il termine “vampiro” per descrivere questa malattia. La credenza comune era che la malattia mortale della tubercolosi, nota all’epoca come “consunzione“, fosse causata dalle visite notturne di un membro della famiglia morto a causa della stessa malattia.
Un caso documentato di sospetto vampirismo risale al 1892 e coinvolge la 19enne Mercy Brown, deceduta a Exeter, Rhode Island. Il padre, con l’aiuto del medico di famiglia, la disseppellì due mesi dopo la sua morte, le asportò il cuore e lo bruciò, riducendolo in cenere.
Asia
In Asia, le credenze legate a creature simili ai vampiri hanno radici nei vecchi folclori e si sono diffuse in diverse regioni, dando vita a diverse leggende. In India, ad esempio, sono nate nuove storie sui vampiri, come il “bhūta” o “prét“, che rappresenta l’anima di un individuo deceduto prematuramente. Questa entità si muove durante la notte, anima i cadaveri e attacca i vivi, in modo simile a un “ghoul“. Nel nord dell’India, si parla di una creatura simile al vampiro chiamata “brahmarākŞhasa“, che è descritta come una figura con la testa avvolta da interiora e che si nutre di sangue. Secondo le credenze induiste, queste creature sono considerate reali e il loro corpo è composto da quattro degli elementi fondamentali: aria, materia oscura (spazio), fuoco e terra. La mancanza di acqua nel loro corpo rappresenta la loro sete insaziabile di sangue. Tuttavia, questi vampiri possiedono anche poteri oscuri che compensano questa maledizione, conferendo loro forza e resistenza dovute alla mancanza di liquidi.
Nonostante il cinema giapponese abbia presentato creature simili ai vampiri fin dagli anni ’50, l’origine di queste creature ha radici occidentali. Un esempio di creatura simile al vampiro in Giappone è il “nukekubi“, il cui tratto distintivo è la capacità di separare la testa e il collo dal corpo per volare e cacciare prede umane.
Leggende di creature simili a vampiri con connotazioni femminili sono diffuse nelle Filippine, in Malaysia e in Indonesia. Nelle Filippine, due delle creature più conosciute sono il “mandurugo“, letteralmente “succhia-sangue“, e il “manananggal“, che significa “creatura che si divide in parti“. Il mandurugo è parte dell’aswang, una creatura che appare come una bella ragazza di giorno, ma di notte sviluppa ali e una lunga lingua concava che usa per succhiare il sangue delle sue vittime addormentate. Il manananggal, invece, è descritto come una donna più matura ma ancora affascinante, in grado di separare la parte superiore del suo corpo, con grandi ali da pipistrello, per cacciare donne incinte addormentate e succhiare via i feti dai loro grembi. A volte si nutrono anche di organi interni, come cuore e fegato, e del muco delle persone malate.
In Malesia, si racconta del “penanggalan“, una creatura generalmente descritta come una donna giovane o anziana, ma sempre attraente, che ha ottenuto la sua bellezza tramite la magia nera. Questa entità è in grado di staccare la sua testa appuntita dal corpo e farla volare di notte per cercare sangue, soprattutto da donne incinte. Per proteggersi, i malesi spesso attaccano cardi alle porte e alle finestre delle loro case nella speranza di tenere lontana la creatura. A Bali, invece, è presente il “leyak“, una creatura simile al vampiro.
In Indonesia e in Malesia, sono conosciute creature chiamate “kuntilanak” o “pontianak” (o “langsuir” in Malesia). Si tratta di donne decedute durante il parto diventate non morte e in cerca di vendetta. Appaiono come donne attraenti con lunghi capelli neri che coprono un buco nella parte posteriore del collo, attraverso il quale succhiano il sangue dei bambini. Coprire il buco con i loro capelli potrebbe far fuggire la creatura. Alcuni cadaveri vengono persino dotati di perle di vetro nella bocca, uova sotto le ascelle e aghi infilati nelle mani per impedire loro di trasformarsi in “langsuir“.
In Cina, esistono creature chiamate “jiang shi“, spesso definite “vampiri cinesi” dagli occidentali. Si tratta di cadaveri rianimati che uccidono i vivi per assorbire la loro linfa vitale, chiamata “qì.” Queste creature si formano quando un’anima non può lasciare il corpo del defunto. A differenza dei vampiri, gli “jiang shi” sono creature prive di mente e senza volontà propria.
Credenze moderne
Nella narrativa moderna, il vampiro è spesso rappresentato come un personaggio malvagio che possiede un’irresistibile personalità suadente e carismatica. Nonostante il generale scetticismo riguardo all’esistenza di queste creature, ci sono stati casi occasionali di presunti avvistamenti di vampiri. Oggi, le società cacciatrici di vampiri esistono ancora, ma principalmente a fini sociali.
Un notevole episodio riguardante dichiarazioni di attacchi da parte di vampiri si verificò nel paese africano del Malawi tra il 2002 e il 2003. Durante questo periodo, una folla tumultuosa lapidò a morte una persona e ne attaccò altre quattro, incluso il governatore Eric Chiwaya, il quale fu accusato di aver collaborato con dei vampiri.
Negli anni settanta, si diffuse la voce di un vampiro che infestava il cimitero di Highgate a Londra. Questa storia attirò numerosi cacciatori di vampiri amatoriali nel cimitero. Il caso divenne oggetto di numerosi libri, tra cui uno scritto da Sean Manchester, un londinese che fu uno dei primi a sostenere l’esistenza del vampiro di Highgate e successivamente dichiarò di aver esorcizzato e distrutto un covo di vampiri nella zona.
Nel gennaio del 2005, a Birmingham, in Inghilterra, circolò una diceria riguardante un attacco da parte di un vampiro vagante per le strade. La polizia concluse che si trattava di una leggenda metropolitana, non di un vero pericolo.
Nel 2006, un professore di fisica presso l’Università della Florida Centrale scrisse un saggio in cui dimostrava matematicamente l’impossibilità dell’esistenza dei vampiri basandosi sulla loro presunta capacità di propagarsi geometricamente. Questo saggio sottolineava che se il primo vampiro fosse apparso nel 1600 e si fosse nutrito solo una volta al mese, in breve tempo l’intera popolazione mondiale sarebbe stata vampirizzata, il che dimostrava l’irrealismo della leggenda.
Uno dei casi più noti di creature simili ai vampiri nell’era moderna riguarda i chupacabra, leggende diffuse in Porto Rico e Messico. Queste creature sarebbero conosciute per nutrirsi di carne fresca e sangue di animali domestici. L’isteria legata ai chupacabra spesso si è verificata in periodi di crisi economica e politica, in particolare negli anni ’90.
In Europa, dove gran parte del folclore vampiresco ha origine, il vampiro è considerato una creatura di fantasia, anche se in alcune comunità questo concetto è ancora radicato. In alcune piccole comunità europee, si verificano ancora avvistamenti o rivendicazioni di attacchi da parte di vampiri. Un esempio è il caso in Romania nel 2004, quando parenti di Toma Petre temevano che fosse diventato un vampiro. Di conseguenza, fecero dissotterrare il suo corpo, gli bruciarono il cuore e mescolarono le ceneri con acqua per poi berle.
Il mito del vampiro e lo stile gotico rappresentano una parte significativa dei movimenti moderni legati all’occulto. Le qualità magiche del vampiro, il suo fascino e l’archetipo del predatore hanno un forte valore simbolico che può essere incorporato in rituali e atti di magia, e persino adottato come sistema spirituale. Il vampiro è stato parte integrante della società paranormale europea per secoli ed è stato adottato anche nella subcultura americana, soprattutto nell’ambito dell’estetica neogotica.
Origini delle credenze sui vampiri
Le origini delle credenze sui vampiri hanno generato diverse teorie per spiegare l’origine di questa superstizione e le occasionali isterie collettive che coinvolgevano i vampiri. Una delle spiegazioni proposte riguarda la paura della sepoltura prematura. In particolare, la grave mancanza di conoscenza riguardo ai processi che avvengono nel corpo umano dopo la morte potrebbe aver contribuito a questa credenza. La decomposizione del corpo, ad esempio, poteva essere malinterpretata, portando le persone a credere che il defunto potesse essere ancora “vivo” o che tornasse in qualche forma dopo la sepoltura.
Spiritualismo slavo
Il spiritualismo slavo è una tradizione culturale ricca di credenze e miti, con una particolare enfasi sul concetto di vampiro, considerato il vampiro per eccellenza tra le culture. Questo profondo sistema di credenze trae le sue radici dalle antiche pratiche e convinzioni pre-cristiane del popolo slavo, insieme alla loro visione dell’aldilà. Nonostante ci siano pochi documenti scritti che descrivono dettagliatamente la “vecchia religione” slava pre-cristiana, molte credenze pagane e rituali sono rimasti saldamente radicati nella cultura slava anche dopo la diffusione del Cristianesimo.
Nella visione spirituale degli antichi slavi, demoni e spiriti svolgevano ruoli significativi nella loro società pre-industriale. Questi esseri soprannaturali potevano influenzare la vita umana in modi sia positivi che negativi. Alcuni erano benevoli e protettivi, mentre altri erano pericolosi e potevano causare danni. Questi spiriti includevano creature come il domovoj, le rusalki, le vila, la kikimora, la poludnitsa e il vodyanoy, ognuno con le proprie caratteristiche e comportamenti unici. Si credeva anche che molti di questi spiriti avessero legami con gli antenati o con esseri umani defunti, e potevano apparire sotto varie forme, sia animali che umane.
Gli spiriti maligni potevano compiere atti crudeli come l’affogamento di persone, la distruzione dei raccolti o il prelievo di sangue da animali e, talvolta, anche da esseri umani. Gli slavi ritenevano che per evitare il comportamento distruttivo di questi spiriti fosse necessario compiere offerte o gesti rituali per placarli.
Secondo le credenze slavo-pagane, l’anima era vista come separata dal corpo e immortale. Dopo la morte del corpo, si credeva che l’anima vagasse per quarant’anni prima di raggiungere la pace nell’aldilà. Durante questo periodo, si credeva che l’anima potesse tornare nel corpo del defunto e interagire con i vivi. Le finestre venivano lasciate aperte per consentire all’anima di entrare e uscire liberamente. Le anime potevano avere un impatto sia positivo che negativo, a seconda della loro natura.
Da queste credenze sul rapporto tra morte, anima e spiriti, emerge il concetto di vampiro nella cultura slava. Il vampiro è visto come la manifestazione di uno spirito impuro che prende possesso di un corpo in decomposizione. Questa creatura non morta è vendicativa e invidia la vita dei viventi, nutrendosi del loro sangue per sopravvivere. Gli slavi antichi consideravano il vampiro come una minaccia da affrontare, poiché era temuto per la sua potenziale vendetta e il desiderio di interagire con i vivi in modo dannoso.
Patologia
La credenza nei vampiri può essere spiegata in parte attraverso l’osservazione del processo naturale di decomposizione dei cadaveri nelle società pre-industriali. Questo è il punto centrale esaminato da Paul Barber nel suo libro “Vampires, Burial, and Death“.
Nell’epoca in cui queste credenze erano diffuse, le persone spesso attribuivano lo stato di “non-morto” ai cadaveri che non sembravano seguire il normale processo di decomposizione. La decomposizione dei corpi era influenzata da vari fattori, tra cui temperatura, composizione chimica del terreno, tipo di sepoltura, e altri ancora, che non erano ben compresi all’epoca.
I cacciatori di vampiri consideravano un corpo sospetto di essere un vampiro se non sembrava decomposto come ci si aspettava. Questa convinzione si basava sull’erronea conclusione che la decomposizione, proprio perché non si verificava, indicasse una sorta di vita dopo la morte.
Uno dei segni che spesso suscitava sospetti era il rigonfiamento del corpo dovuto all’accumulo di gas all’interno del cadavere. Questa pressione causava la fuoriuscita di sangue dal naso e dalla bocca, facendo sembrare il cadavere gonfio e dalla carnagione sanguigna, caratteristiche che potevano essere spaventose, soprattutto se il defunto era stato magro e pallido in vita. Ad esempio, il cadavere di una donna esumato, come nel caso di Arnold Paole, sembrava più sano di quanto fosse stato in vita, il che aumentava le paure.
Anche la fuoriuscita di sangue veniva interpretata come una prova dell’attività vampirica, così come il cambiamento di colore della pelle, che era causato dalla decomposizione. Inoltre, il corpo in decomposizione poteva emettere suoni a causa del rilascio di gas, come gemiti o flatulenze se il gas passava attraverso le corde vocali o l’ano.
Inoltre, dopo la morte, la pelle e le gengive si ritiravano, mettendo in evidenza le radici dei capelli, delle unghie e dei denti. Questo faceva sembrare che capelli, unghie e denti continuassero a crescere dopo la morte, contribuendo ulteriormente a confermare l’idea di un’attività post-mortem e alimentando sospetti sulla vera natura del cadavere esumato.
Sepoltura prematura
Le leggende sui vampiri potrebbero essere state influenzate da alcune situazioni raccapriccianti legate alla sepoltura prematura di individui a causa delle limitate conoscenze mediche dell’epoca. In alcuni casi, persone seppellite vive hanno emesso rumori dall’interno della tomba, e quando la tomba è stata aperta, sono stati scoperti segni di graffi sulla bara, evidenziando i vani tentativi della vittima di fuggire. In altre circostanze, chi era stato sepolto vivo aveva sbattuto la testa contro la bara, causando sanguinamento dal naso e dalla bocca, il che ha erroneamente portato chi ha esaminato la tomba a credere che il cadavere si fosse “nutrito“. Altre volte, i rumori provenivano dalla fuoriuscita di gas durante il processo di decomposizione. Inoltre, la profanazione delle tombe era un’altra causa di cadaveri trovati in uno stato di decomposizione incompleta.
Contagio
Le leggende sui vampiri sono state anche associate a morti misteriose o malattie non identificate all’interno di una famiglia o una comunità. Questo aspetto è evidente nei casi di Peter Plogojowitz e Arnold Paole, dove le morti violente sono state associate ai vampiri. Nelle credenze sui vampiri del New England, la tubercolosi era collegata agli attacchi dei vampiri. Questa malattia polmonare causava danni ai polmoni e l’uscita di sangue dalla bocca, che poteva essere erroneamente interpretato come un segno di vampirismo.
Porfiria
La teoria della porfiria è stata avanzata dal biochimico David Dolphin nel 1985. Egli suggeriva che i vampiri fossero in realtà individui affetti da questa rara malattia del sangue che cercavano di alleviarne i sintomi bevendo sangue. Tuttavia, questa teoria è stata successivamente respinta poiché il sangue non allevia i sintomi della porfiria e i malati di questa malattia non sono spinti a nutrirsi di sangue. La connessione tra la porfiria e i vampiri è quindi stata smentita dalla comunità scientifica, anche se ha avuto un impatto duraturo nella cultura popolare.
Rabbia
La rabbia, una malattia del sistema nervoso centrale, è stata anche collegata al folclore dei vampiri. La suscettibilità all’aglio e alla luce, caratteristiche spesso associate ai vampiri, potrebbero essere attribuite a una ipersensibilità simile a sintomi della rabbia. Questa malattia può provocare disturbi del sonno, ipersessualità e persino comportamenti aggressivi come il mordere altre persone e la perdita di sangue dalla bocca. Tuttavia, va notato che queste teorie mediche non hanno alcun fondamento scientifico nel contesto del folclore vampire.
Interpretazione psicoanalitica
Nel suo trattato del 1931 intitolato “Sul Incubo“, lo psicoanalista gallese Ernest Jones ha formulato un’interessante interpretazione psicoanalitica dei vampiri. Jones sostenne che i vampiri rappresentano simbolicamente una serie di meccanismi di difesa inconsci nell’individuo.
Secondo Jones, emozioni come amore, senso di colpa e odio sono forze psicologiche che possono spingere il defunto a “uscire” dalla sua tomba simbolica. Questo è collegato al desiderio umano di ricongiungersi con i propri cari defunti, un desiderio così potente che potrebbe portare le persone a proiettare l’idea che anche il defunto abbia questo stesso desiderio. Questo concetto potrebbe aver contribuito alla credenza diffusa che i vampiri visitino i loro cari, soprattutto le loro mogli.
Tuttavia, Jones ha notato che in situazioni in cui un profondo senso di colpa era stato un elemento dominante nella relazione con il defunto, il desiderio di riunione poteva trasformarsi in ansia. Questo stato d’ansia, secondo la psicoanalisi, può portare a una rimozione, un meccanismo psicologico che Sigmund Freud collegò alla paura dell’occulto. In sostanza, il desiderio originale di riconciliazione, spesso di natura sessuale, potrebbe essere stato soppresso e trasformato in una forma di paura, dove l’amore viene sostituito dal sadismo e l’oggetto d’affetto da un’entità sconosciuta. In questa prospettiva, l’aspetto sessuale può essere presente o assente.
L’atto di succhiare il sangue, intrinseco alla figura del vampiro, è stato associato da Jones a comportamenti simili al cannibalismo e a simbolismi che coinvolgono aspetti sessuali, in particolare lo sperma. Jones notò anche che, mentre gli aspetti normali della sessualità possono essere repressi, le forme più regressive, come il sadismo, possono emergere. In particolare, il sadismo orale è stato identificato come una componente fondamentale nel mito dei vampiri.
Interpretazione politica
L’interpretazione politica del mito del vampiro nell’era moderna aggiunge una dimensione interessante e riflessiva a questo simbolo leggendario. In particolare, il vampiro può essere visto come un veicolo per esplorare temi politici e sociali.
Nel mito classico, il Conte Dracula, un aristocratico che si nasconde nel suo castello e si nutre del sangue dei suoi compaesani di notte, può essere interpretato come un simbolo del vecchio ordine aristocratico e feudale. La sua esistenza parassitaria rappresenta il sistema ancien régime che sfruttava il popolo. Questa interpretazione politica mette in evidenza la critica alle élite dominanti e al loro comportamento predatorio.
In altre opere, come il film “Nosferatu” di Werner Herzog, il vampiro diventa una rappresentazione del capitalismo borghese. Il protagonista, un giovane agente immobiliare, diventa lui stesso un vampiro, simboleggiando il capitalismo che sfrutta le risorse e le persone per il proprio guadagno. Questa interpretazione suggerisce una critica al capitalismo e alla sua natura predatoria.
Voltaire, nel suo “Dizionario filosofico“, aveva notato come alla fine del XVIII secolo la credenza popolare nei vampiri stesse svanendo, ma ciò non significava la fine dello sfruttamento e del parassitismo sociale che erano alla base di quella credenza. Il suo commento sul fatto che “ci sono finanzieri, faccendieri e uomini d’affari che succhiano il sangue del popolo in pieno giorno” sottolinea come il parassitismo sociale possa persistere anche senza il mito del vampiro.
Marx, nel suo “Das Kapital“, ha utilizzato il concetto del vampiro come metafora del capitale. Ha descritto il capitale come “lavoro morto che, come un vampiro, vive soltanto succhiando lavoro vivo“. Questa metafora evidenzia come il capitale si nutra del lavoro vivo della classe operaia per crescere e moltiplicarsi, riducendo la classe operaia a una parte integrale del processo riproduttivo del capitale.
Infine, l’interpretazione del vampiro nella serie “Twilight” presentata dalla filosofa Monia Andreani nel suo lavoro “Twilight. Filosofia della vulnerabilità” offre una prospettiva moderna sulla vulnerabilità e sulle dinamiche relazionali. Questa interpretazione pone l’accento sulla fragilità umana e sulla complessità delle relazioni, aggiungendo un elemento di profondità psicologica al mito del vampiro.
Subculture gotiche
Lo stile di vita associato ai vampiri è parte di una subcultura che spesso si collega al movimento gotico. Questa subcultura trae ispirazione dalla ricca storia della cultura popolare, simbolismo di culto, film horror, universi fantastici creati da autori come Anne Rice e dall’estetica dell’Inghilterra vittoriana. Nel contesto moderno, il vampirismo si manifesta in due forme principali: il vampirismo sanguigno, che coinvolge il consumo di sangue, e il vampirismo psichico, che ruota attorno all’assorbimento di ciò che viene chiamata “energia pranica“.
Pipistrelli vampiri
I pipistrelli vampiri sono diventati parte integrante del folclore dei vampiri solo recentemente, nonostante ci siano storie a riguardo in diverse culture. I miti sui pipistrelli vampiri risalgono al XVI secolo, quando furono scoperti in Sud America. In Europa, sia i pipistrelli che gli uccelli notturni come gufi, civette e barbagianni, sono stati associati al soprannaturale e a presagi a causa delle loro abitudini notturne. Nella tradizione araldica inglese, il pipistrello è simbolo della “conoscenza dei poteri dell’oscurità e del caos.”
Le tre specie di pipistrelli vampiri esistenti sono native dell’America Latina e non hanno legami con il Continente Antico. Di conseguenza, è improbabile che il vampiro del folclore rappresenti una distorsione della memoria di un pipistrello vampiro preesistente. Il termine “pipistrello” fu applicato a queste creature a causa del personaggio del folclore e non il contrario. Queste specie di pipistrelli non sono pericolose per gli esseri umani, anche se occasionalmente si nutrono di bestiame e, talvolta, di sangue umano, lasciando due fori sul collo delle loro vittime.
Nella letteratura, il Conte Dracula ha la capacità di trasformarsi in un pipistrello, e i pipistrelli vampiri sono menzionati due volte nel romanzo.
Vampiri nella cultura di massa
La figura del vampiro ha da tempo catturato l’immaginazione collettiva, divenendo un elemento ricorrente nella cultura di massa sin dal XIX secolo. Uno dei primi racconti a esercitare un’influenza significativa è stato “Il vampiro” di John Polidori, pubblicato nel 1819. Successivamente, questa figura è stata ampiamente rappresentata in opere teatrali e nelle dime novel dell’epoca. Nel 1897, Bram Stoker scrisse il celeberrimo romanzo “Dracula“, che ha dato origine a una vasta tradizione vampiresca.
Con il passare del tempo, alcune caratteristiche dei vampiri sono state modificate rispetto al folclore originale. Ad esempio, i canini appuntiti, associati ai vampiri, sono emersi nel XIX secolo con personaggi come Varney il vampiro e il Conte Dracula. La paura della luce del giorno è stata introdotta grazie al film “Nosferatu” di Friedrich Wilhelm Murnau nel 1922. Il classico mantello, spesso associato ai vampiri, è stato introdotto in produzioni teatrali degli anni ’20, insieme a un alto colletto bianco ideato dallo sceneggiatore Hamilton Deane per aiutare Dracula a scomparire dal palcoscenico. L’immortalità è sempre stata un attributo presente nel folclore originale, ma è stata resa più esplicita nelle opere cinematografiche e letterarie moderne.
La cultura popolare ha visto la nascita di moderne saghe cinematografiche, come “Underworld” (il primo film è del 2003) e “Twilight” (il primo film è del 2008). Altri film noti includono il ciclo di “Blade” basato sui personaggi dei fumetti Marvel Comics, dove Wesley Snipes interpreta un semi-vampiro noto come “il Diurno“, capace di agire di giorno e di dare la caccia ad altri vampiri. Inoltre, ci sono stati numerosi serial televisivi di successo che hanno esplorato il mondo dei vampiri, tra cui “True Blood“, “Buffy l’ammazzavampiri“, “The Originals“, “The Vampire Diaries“, e “The Strain“.
La figura del vampiro ha anche trovato ampio spazio nel mondo dei manga. In “Le Bizzarre Avventure di JoJo“, sono presenti numerosi vampiri, tra cui l’antagonista principale Dio Brando. Questi vampiri condividono la caratteristica della vita eterna e della vulnerabilità alla luce del sole e alle onde concentriche. Nella serie, i vampiri sono noti per la loro forza sovrumana, resistenza, e capacità di rigenerazione delle ferite. Alcuni di loro sviluppano poteri unici, come il congelamento, la capacità di sparare raggi laser dagli occhi o la possibilità di dislocare arti.