Il 22 novembre 1963 John Fitzgerald Kennedy è stato assassinato. Secondo un sondaggio di Fivethirtyeight, 61% degli americani crede che l’assassinio fosse parte di un complotto
Il 22 novembre 1963, John Fitzgerald Kennedy venne assassinato. Secondo un sondaggio di Fivethirtyeight, condotto in occasione della declassificazione di alcuni documenti sul caso, il 61% degli americani crede ancora quell’assassinio fosse parte di un complotto.
Teorie del complotto
Tra tutte le teorie del complotto, quella sull’omicidio di Kennedy non solo è la più famosa, ma anche una delle più credute e, in un certo senso, la più rispettata. Quando si parla di rettiliani e scie chimiche, può sembrare facile liquidare certe affermazioni come farneticazioni, ma quando si tratta del caso di Kennedy, l’atteggiamento cambia.
L’ipotesi che Oswald fosse un burattino della CIA, tanto per citare la versione più popolare tra le tante, diventa non solo credibile, ma addirittura logica e condivisibile. In realtà, le teorie del complotto su JFK, per quanto di successo, non sono poi così diverse dalle altre, né per come nascono, né per la logica che le tiene insieme. Non esiste un complottismo di alto bordo, e in maniera speculare, anche l’aderenza a teorie del complotto più assurde ha spesso radici profonde che non possono essere liquidate con un immaginario declino collettivo dell’intelligenza o di internet.
La teoria del complotto sull’assassinio di Kennedy ha assunto diverse forme nel corso degli anni, con decine di gruppi accusati e centinaia di cospiratori coinvolti. Tuttavia, è interessante notare come queste teorie abbiano seguito uno schema simile nel loro sviluppo.
Come nel caso del presunto falso allunaggio, le teorie del complotto sull’assassinio di Kennedy sono state diffuse immediatamente dopo l’evento, poiché molte persone trovavano difficile accettare che un solo uomo potesse decapitare una nazione. Questo è il primo step della teoria del complotto, in cui alcune persone interpretano i fatti in modo complottista.
In seguito, la teoria assume un’identità politica, attirando nuovi sostenitori. In genere, prevale uno schieramento, anche se il successo della teoria del complotto sull’assassinio di Kennedy è dovuto al fatto che esistono abbastanza nemici possibili da accontentare tutti, sia di destra che di sinistra. Tuttavia, quando si guarda il mondo attraverso le lenti del complottismo, l’ostilità verso il presunto cospiratore diventa più importante dei fatti reali. Anche se esistono complotti reali, la tendenza a interpretare gli eventi in modo complottista dipende spesso dalle inclinazioni personali e dalle preferenze politiche.
Commissione Warren
La Commissione Warren è diventata fondamentale in tutte le teorie del complotto su Kennedy. Fu istituita dal presidente Lyndon Johnson con l’incarico di indagare sull’omicidio e il suo rapporto ufficiale fu diffuso 10 mesi dopo il delitto, diventando la versione ufficiale prevalente. Tuttavia, già prima che la commissione iniziasse il suo lavoro, circolavano voci su possibili complotti, e la commissione stessa tenne conto di queste voci nel preparare la sua relazione. Alla fine, la commissione escluse la responsabilità di nemici interni o esterni alla nazione, sostenendo che Oswald aveva agito da solo.
Il rapporto della commissione Warren ricevette ampio sostegno, come riportato dal New York Times al momento della sua pubblicazione: “I fatti – accuratamente raccolti, indipendentemente verificati e presentati in modo convincente – demoliscono le basi delle teorie del complotto che si sono diffuse come erbacce in questo paese e altrove.”
Il debunking effettuato non solo ebbe successo, ma fu un successo eclatante. Questo almeno è ciò che affermano due sondaggi Gallup condotti prima e dopo la pubblicazione del rapporto. Prima della pubblicazione, solo il 29% delle persone credeva che Oswald agisse da solo, ma subito dopo la diffusione del rapporto, questa percentuale salì all’87%. Nonostante queste cifre siano state citate in molti libri, nell’articolo del 2013 dedicato ai sondaggi su Kennedy, Gallup non menziona questo risultato sorprendente. In ogni caso, sebbene il debunking della commissione abbia forse influenzato l’opinione pubblica, l’effetto non è durato nel tempo.
La teoria del complotto si sviluppò ulteriormente grazie all’iniziativa di Mark Lane, un avvocato, con il suo libro “Rush to Judgement” (1966), il quale diede il via a una vasta produzione letteraria sull’omicidio di Kennedy, prevalentemente orientata verso teorie di cospirazione.
Come spiega lo storico Steven M. Gillon, il rapporto della Commissione Warren, che consisteva in 888 pagine di informazioni pubbliche, divenne il fulcro delle teorie alternative. Mark Lane non era certo un ingenuo, ma un appassionato difensore dei diritti civili che credeva che Oswald fosse stato incastrato. Come suggerisce il titolo, il lavoro della Commissione sarebbe stato compromesso dalla necessità, anche politica, di chiudere rapidamente la vicenda. Lane riuscì a ottenere il sostegno di molti intellettuali, tra cui il filosofo Bertrand Russell e lo storico Hugh-Trevor Roper (che, 40 anni dopo, si fece truffare dai falsi diari di Hitler). Non era quindi un semplice “detective da poltrona“.
Tuttavia, come nelle altre contro-inchieste, l’obiettivo principale non era tanto fornire nuovi elementi, quanto smantellare la tesi della Commissione Warren, mettendo in evidenza errori e incongruenze (reali o presunte). Ad esempio, si contestava la presunta impossibilità di Oswald (che era un abile tiratore) di sparare i colpi dalla posizione, nel tempo e con il fucile indicati.
Da queste incongruenze derivò inevitabilmente la conclusione che Oswald non fosse stato l’unico responsabile (o, più semplicemente, il sospetto che qualcosa fosse stato omesso). Nel 1966, Jim Garrison iniziò la sua indagine. Il film di Oliver Stone “JFK – Un caso ancora aperto” (1991), che ha riacceso l’interesse per il caso negli anni ’90, è un’apologia di questo incorruttibile e coraggioso procuratore che mette in discussione il lavoro della Commissione e scopre i veri colpevoli. Garrison, infatti, è l’autore del libro Sulle tracce degli assassini, pubblicato in America nel 1988 e da cui è tratto il film.
Il mormorio dell’opinione pubblica fu seguito dall’interessamento della politica e nel 1976 venne costituito il Comitato Selezionato della Camera sugli Omicidi, che si occupò sia dell’assassinio di JFK che di quello di Martin Luther King. Nel 1979, il comitato giunse alla conclusione che Oswald non aveva agito da solo e che la pistola fumante era ancora nei colpi esplosi, come dimostrato da una perizia acustica. Si stabilì che il colpo che uccise Kennedy proveniva dal fucile di Oswald, ma che un quarto colpo era stato sparato dalla famosa collinetta erbosa. Tuttavia, la presunta prova acustica è stata contestata anche sulla rivista Science ed è stata screditata da molti altri articoli scientifici. Un’altra conclusione del comitato era che la CIA e l’FBI non avevano collaborato sufficientemente con la commissione Warren.
Un fondo di verità
Da oltre 50 anni questa teoria del complotto fa parte del nostro immaginario, e non possiamo dire quanto ancora rimarrà presente. Tuttavia, non è stata ancora data una conclusione definitiva alla storia dell’omicidio. Una cosa è dire che le prove sinora emerse, secondo il consenso degli specialisti civili e non, non dimostrano l’esistenza di un complotto. Un’altra cosa è affermare che tutto quello che c’è da sapere si trova nel rapporto della commissione Warren e che il pubblico dovrebbe crederci come se fosse un testo sacro.
La realtà è che dal 1964 ad oggi sono emersi molti nuovi elementi che erano precedentemente nascosti al pubblico. Parte del merito va anche all’accusatore di complotti Oliver Stone, che alla fine del suo film invitava a richiedere la completa declassificazione dei documenti sul caso, a cui il pubblico ha diritto.
Da circa 20 anni gli storici sono consapevoli, grazie agli archivi sovietici, che Nikita Chruščëv (all’epoca primo ministro dell’URSS) credeva fermamente che Kennedy fosse stato assassinato in un complotto orchestrato dalla destra americana. Nonostante questa convinzione non fosse supportata da prove solide, ma fosse politicamente conveniente per distogliere l’attenzione dall’ideologia filosovietica di Oswald, il KGB si impegnò attivamente nel diffondere voci che coinvolgevano la CIA e l’FBI. In anni successivi, l’agenzia fece qualcosa di simile, facendo credere che la CIA fosse responsabile del virus dell’AIDS.
Recentemente, grazie alla declassificazione dei documenti, è emerso che la CIA effettivamente occultò informazioni alla Commissione Warren, in particolare per non rivelare i suoi piani di eliminazione di Castro. Tuttavia, ciò non scagiona Oswald né coinvolge eventuali complici, ma aiuta gli storici a scrivere la storia di ciò che accadde in quel periodo nel mondo senza censure. Possiamo anche interrogarci se, con un maggiore livello di trasparenza, oggi così tante persone crederebbero che il proprio governo sia stato coinvolto nell’assassinio di JFK. Il prossimo rilascio di materiale ancora classificato sull’omicidio di Kennedy è previsto per il 2021.