Il cimitero di Greyfriars spicca per la sua bellezza e la ricchezza di storie e leggende che lo circondano
Cimitero di Greyfriars. Il Cimitero di Greyfriars, situato nel cuore di Edimburgo, Scozia, è una delle location più iconiche e misteriose della città. Fondato nel XVII secolo, questo cimitero è intriso di storia e leggende che ne fanno una delle mete preferite per gli amanti del mistero e del paranormale.
Le lapidi antiche e le tombe rovine narrano storie di vite vissute in epoche passate, e i cipressi secolari creano un’atmosfera tetra e affascinante. Tuttavia, il Cimitero di Greyfriars è noto soprattutto per le sue storie di presunte manifestazioni paranormali.
Tra le leggende più celebri, spicca quella di George Mackenzie, noto anche come “Il Poltergeist di Mackenzie”. Si racconta che la tomba di questo giudice e persecutore di Covenanters, risalente al XVII secolo, sia stata teatro di eventi paranormali e di presunte apparizioni spettrali. Visitatori e studiosi del paranormale hanno riferito di esperienze inquietanti e di sensazioni di presenze invisibili mentre si avvicinano a questa tomba.
Nonostante la sua fama di luogo infestato, il Cimitero di Greyfriars continua ad essere una tappa obbligata per chi è interessato a scoprire la storia oscura e misteriosa di Edimburgo. Le visite notturne guidate e le indagini condotte da esperti del paranormale offrono ai visitatori l’opportunità di esplorare i recessi più enigmatici del cimitero e di cercare di svelare i segreti che si celano tra le sue lapidi.
La storia del cimitero di Greyfriars
Nell’immaginario comune, la Scozia è spesso associata a misticismo, paura, spiriti e fantasmi. Questa connessione non è casuale ma profondamente radicata, come dimostra la presenza di numerosi cimiteri nella capitale scozzese. Tra tutti, il cimitero di Greyfriars spicca per la sua bellezza e la ricchezza di storie e leggende che lo circondano, meritando così un approfondimento tutto suo.
Situato dietro la vivace piazza di Grassmarket, nel cuore di Edimburgo, il cimitero di Greyfriars è un luogo dalle molteplici identità, che si svelano in modo diverso di giorno e di notte, soprattutto se si conosce la sua storia.
Di giorno, questo cimitero si trasforma in un affascinante giardino delle anime. Lapidi antiche, coperte di muschio, si inseriscono armoniosamente in un contesto verde, con alberi e piccoli vialetti. In queste ore di luce, il luogo diventa un parco dove le persone possono passeggiare, leggere, o semplicemente godere di un momento di tranquillità. Che il cielo sia coperto o il sole splenda, l’atmosfera rimane sorprendentemente suggestiva. Una delle migliori esperienze per apprezzarlo appieno è partecipare a un tour a piedi guidato per la città di Edimburgo, dove esperti conduttori sveleranno i segreti delle strade più nascoste.
Il nome del cimitero, Greyfriars, deriva dall’ordine monastico dei francescani a cui originariamente apparteneva. La comunità francescana di Edimburgo fu sciolta a metà del XVI secolo, e nello stesso periodo venne costruita la chiesa che si erge tra le tombe. Questo cimitero è un esempio di “graveyard” e non di “cemetery”, poiché le tombe circondano una chiesa (“Kirk” in scozzese). Le prime tombe risalgono al XVI secolo, mentre le più recenti risalgono al XIX secolo e ospitano i resti di molte persone famose che hanno vissuto in città durante questo periodo, tra cui James Hutton, l’architetto J. Craig e il celebre cagnolino Bobby.
Quest’ultimo, in particolare, è diventato una sorta di mascotte di Edimburgo. Bobby era un piccolo Skye Terrier che, alla morte del suo padrone, rimase a custodire la sua tomba per ben 14 anni. Si dice che il cane si allontanasse solo per mangiare al bar situato all’ingresso del cimitero, ora a lui dedicato. Questa commovente storia colpì talmente gli abitanti della città che, in un’epoca in cui, alla morte del padrone, spesso veniva ucciso anche l’animale, Bobby non solo fu risparmiato ma divenne cittadino onorario di Edimburgo, ottenendo il diritto di essere seppellito accanto al suo padrone. Oggi è possibile vedere la tomba di “Greyfriars Bobby” proprio all’ingresso del cimitero, facilmente riconoscibile per la quantità di regali lasciati dai visitatori, tra cui peluche e bastoncini per giocare.
Tuttavia, uno sguardo più attento ci rivela un luogo magico. La vista dei palazzi della Old Town, con i loro edifici affiancati, il celebre dislivello architettonico di Edimburgo, il maestoso castello sullo sfondo e le guglie che emergono ovunque catturano l’immaginazione e trasformano questo luogo in una fiaba. Non sorprende che J.K. Rowling, l’autrice di “Harry Potter”, amasse passeggiare in questo cimitero, trovando ispirazione tra le tombe, paesaggi e atmosfere uniche che vi si respirano. Questa ispirazione, filtrata attraverso la sua straordinaria creatività, ha dato vita a uno dei fenomeni letterari più amati al mondo.
Eppure, anche in questo luogo incantato, il fascino di Greyfriars cambia completamente di notte.
Durante le ore buie, il cimitero di Greyfriars si trasforma in un luogo inquietante, dominato da storie di poltergeist e fenomeni paranormali. Per comprendere le origini di questi racconti spaventosi, dobbiamo fare un viaggio nel tempo fino alla metà del XVII secolo.
In questo periodo, la Scozia era dilaniata da conflitti religiosi causati dalla diffusione del protestantesimo presbiteriano. La decisione del re Carlo I di imporre la fede anglicana anche in Scozia scatenò una reazione di ostilità tra i cittadini scozzesi. Gli attivisti religiosi presbiteriani firmarono il “National Covenant” (il Patto Nazionale della Scozia) nella chiesa di Greyfriars il 28 febbraio 1638, da cui il nome “Covenanters,” i Convenzionisti. Questi ribelli si opposero al re e ottennero temporaneamente una vittoria, ma la gioia durò poco. Il nuovo sovrano, Carlo II, figlio del precedente, sconfisse i Convenzionisti a Bothwell Brig nel 1679, dando inizio a un periodo noto come “the killing time,” uno dei capitoli più bui della storia scozzese.
Dopo la battaglia, più di 1200 firmatari del patto furono imprigionati, torturati e rinchiusi in un luogo che oggi possiamo ancora vedere nel cimitero, chiamato la “Covenanter’s Prison,” la prigione dei Convenzionisti. Questa prigione all’aperto, considerate le rigorose condizioni climatiche invernali scozzesi, costituiva già di per sé una punizione terribile. Circa 250 di loro furono deportati come schiavi in America, ma il naufragio della loro nave al largo delle Isole Orcadi provocò la morte della maggior parte dei passeggeri. Nel frattempo, i prigionieri che attendevano di giurare fedeltà al re furono lasciati a combattere contro le intemperie e le torture psicologiche inflitte dai loro carcerieri. Il loro trattamento era crudele e richiedeva una resistenza straordinaria. Molti di loro furono successivamente impiccati a Grassmarket, e talvolta seppelliti proprio a Greyfriars. Nessuno di loro lasciò mai quel luogo con vita.
La strage dei presbiteriani fu ordinata dal braccio destro di Carlo II, il giurista George Mackenzie, noto come Bloody Mackenzie, ovvero Mackenzie il Sanguinario. La sua tomba, denominata “The Black Mausoleum,” il mausoleo nero, si erge inquietante a pochi passi dalla prigione, come a voler intimorire ancora una volta i ribelli anche dopo la morte.
Oggi, nel cimitero di Greyfriars, è possibile passare di fronte alla prigione dei Convenzionisti. Un luogo che, nel corso degli anni, ha accumulato così tanta sofferenza e ingiustizia da diventare uno dei siti più famosi al mondo per attività paranormali. Questi fenomeni hanno una lunga tradizione nel cimitero, ma è solo dagli anni ’90 che si è assistito a un aumento significativo del loro numero, attirando l’attenzione e la curiosità di molti.
La leggenda vuole che un vagabondo, in cerca di rifugio dal freddo, sia entrato nel mausoleo di Mackenzie, sperando forse di vendicare i Convenzionisti. Tuttavia, si ritrovò improvvisamente nella cripta sottostante, tra le ossa putride. Fuggì via spaventato. Alcuni giorni dopo, una donna affermò di essere stata spinta all’indietro da una folata di vento gelido mentre si affacciava tra le fessure del mausoleo. In quei giorni, circa una ventina di persone dichiararono di essere state attaccate da forze invisibili e inspiegabili. La città decise quindi di chiudere la prigione e il mausoleo, consentendo l’accesso solo nel 1999 a J. Henderson, uno studioso di fenomeni paranormali.
Tra il 1990 e il 2006, sono stati segnalati circa quattrocento fenomeni, tra cui la percezione di punti caldi e freddi, rumori provenienti dal sottosuolo e persino ringhi di origine sconosciuta. Le persone riferirono di sbalzi emotivi improvvisi, scoppio di lacrime, svenimenti o sensazioni di nausea. Insomma, il poltergeist di Mackenzie sembra essere ancora presente tra noi. Nel 2000, il reverendo Colin Grant fu chiamato per esorcizzare l’area, ma ammise che le energie presenti nel luogo erano troppo potenti, e temeva persino per la sua vita. Poco tempo dopo, Grant morì di infarto. Un successivo tentativo di esorcismo fallì.
Il cimitero di Greyfriars continua ad attirare l’interesse e il terrore. Anche i più scettici potrebbero rivedere la loro posizione dopo aver conosciuto la storia che lo ha segnato per sempre. In fondo, non sarebbe così difficile immaginare che di notte gli spiriti dei Convenzionisti, tormentati dalla sofferenza, oltrepassino la soglia della prigione per vendicare la loro morte e assalire il mausoleo nero. E non sarebbe neanche così incredibile che, in mezzo a questo spettacolo spettrale, un graffio o un taglio colpisca qualche passante notturno e curioso. Come diceva Robert Louis Stevenson, “solo pochi passi separano i vivi dai morti”.