Il caso Roswell, noto anche come incidente di Roswell, si riferisce all’evento del pallone sonda del progetto militare Mogul che cadde a terra, generando la leggenda metropolitana riguardo allo schianto di un’astronave aliena
Il “caso Roswell“, noto anche come “incidente di Roswell“, si riferisce all’evento accaduto il 2 luglio 1947 nella città omonima degli Stati Uniti. In quell’occasione, un pallone sonda del progetto militare Mogul cadde a terra, generando una leggenda metropolitana riguardo allo schianto di un’astronave aliena. Le prime notizie riportate dai giornali ipotizzavano lo schianto di uno o più UFO, che sarebbero stati recuperati dai militari insieme ai cadaveri degli extraterrestri. Nonostante la smentita ufficiale dell’aeronautica, il caso riacquistò interesse da parte dei media negli anni ’70, a causa delle illazioni dell’ufologo Stanton T. Friedman e delle teorie del complotto che ne derivarono.
In seguito a due inchieste interne negli anni ’90, è stato stabilito che l’oggetto reale schiantatosi a Roswell era un modulo del Progetto Mogul, un’operazione segreta condotta dal governo degli Stati Uniti per indagare sulla possibilità di test atomici e lanci di missili balistici da parte dell’Unione Sovietica. Le indagini hanno dimostrato che i fenomeni segnalati tra Roswell e la vicina Corona corrispondevano alla rotta delle sonde Mogul e che la riservatezza del governo era necessaria per proteggere informazioni sensibili, come quelle relative alle strategie di spionaggio contro l’URSS, dall’essere divulgate alla stampa.
Tuttavia, nonostante la smentita e la dimostrazione della manipolazione della narrazione dei fatti da parte della comunità ufologica e dei media, il caso Roswell rimane un esempio celebre del folclore nordamericano moderno e continua ad essere una delle vicende maggiormente citate nel campo dell’ufologia. Il caso Roswell è anche collegato alle leggende sull’Area 51, che secondo molti sostenitori delle teorie del complotto avrebbe ospitato i resti dell’astronave e dei cadaveri degli extraterrestri precipitati a Roswell.
Origine del Caso Roswell
La storia del Caso Roswell ha avuto inizio nella notte del 3 luglio 1947, quando un oggetto non identificato si schiantò nella contea di Chaves, nel Nuovo Messico, a circa 90-100 km a nord-ovest di Roswell. William Ware Mac Brazel, un allevatore, trovò dei rottami costituiti da lamine, asticelle e lattice nel suo ranch la mattina successiva. Il 6 luglio, Brazel si recò a Corona per informare lo sceriffo George Wilcox e mostrargli i resti. Già in città, circolavano voci riguardanti “dischi volanti” a causa dell’avvistamento di strani oggetti non identificati da parte dei coniugi Wilmot la sera del 2 luglio. Brazel portò lo sceriffo sul luogo del ritrovamento e raccogliere ulteriore materiale da visionare e analizzare, tra cui “pezzi di gomma, stagnola, carta piuttosto robusta, asticelle di legno e un filo di nylon” appartenenti ai resti di un oggetto sconosciuto.
L’8 luglio 1947, l’ufficio di informazioni al pubblico della Roswell Army Air Field (RAAF) emise un comunicato stampa, pubblicato dal quotidiano Roswell Daily Record, in cui si descriveva il recupero di un oggetto volante non identificato da parte del personale militare del campo, da un ranch vicino a Roswell. Ciò scatenò l’intenso interesse dei media. Tuttavia, il giorno successivo, l’aeronautica smentì la notizia, dichiarando che il personale RAAF aveva recuperato un pallone sonda, e non un “disco volante“.
Le prime smentite riguardo allo schianto di un velivolo extraterrestre
Appena alcuni frammenti recuperati nella Foster Ranch di Corona furono inviati dalle autorità locali a Dallas per una verifica, il governo e l’esercito statunitense negarono immediatamente la versione del ritrovamento di un disco volante.
Il 9 luglio 1947, la prima notizia sensazionale riportata dal Roswell Daily Record, secondo cui la RAAF (Roswell Army Air Field) aveva recuperato un disco volante, venne smentita. Sull’edizione del Fort Worth Morning Star-Telegram, venne pubblicato il resoconto delle indagini condotte da Irving Newton, un esperto ufficiale della stazione meteorologica di Fort Worth, che aveva identificato l’oggetto ritrovato come una specie di pallone sonda chiamato “ray wind“, sconosciuto al personale della base aerea di Roswell e utilizzato per misurare la direzione e la velocità dei venti ad alta quota. L’articolo era accompagnato da una foto dei frammenti inviati alla stazione meteorologica, sorretti dall’ufficiale. Anche il Generale Roger M. Ramey confermò che si trattava di una sonda ray wind e per dimostrarlo furono scattate altre foto che mostravano un soldato, il Maggiore Jesse Marcel, mentre esibiva tutti i frammenti dell’oggetto precipitato.
Le spiegazioni fornite dall’aeronautica e dalle stazioni meteorologiche dissiparono i dubbi generati dalla prima notizia diffusa dall’ufficio stampa di Roswell, e il caso venne risolto e presto dimenticato.
Ripresa del Caso Roswell e nuovo interesse dei media
Nel 1978, Stanton T. Friedman, un ufologo ed ex ricercatore di fisica nucleare, intervistò Jesse Marcel, il maggiore che nel 1947 fu fotografato con i resti del pallone sonda e che, insieme al generale Roger Ramey, sostenne che era quello che si era schiantato a Roswell. Durante l’intervista, il maggiore dichiarò che la versione dell’aeronautica militare era un falso creato per insabbiare la verità e nascondere ciò che realmente era precipitato in Nuovo Messico nel luglio del ’47.
Nel 1980, con la consulenza di Friedman, William Moore e Charles Berlitz pubblicarono il libro “The Roswell Incident“, portando l’incidente di Roswell all’attenzione dei media di tutto il mondo. Il nuovo scenario che veniva ipotizzato parlava dell’esplosione di un’astronave e della caduta dei frammenti nella zona di Corona sul ranch di Brazel (avvenuta la notte tra il 2 e il 3 luglio), mentre il corpo principale del veicolo sarebbe precipitato nella Piana di San Augustin, a circa duecento chilometri a nord-ovest di Roswell, dove sarebbero stati recuperati i cadaveri di alcuni esseri umanoidi, membri dell’equipaggio alieno.
All’inizio degli anni novanta, l’ufologo Kevin Randle, un ufficiale in pensione dell’USAF, condusse la sua indagine e insieme a Donald R. Schmitt pubblicò nel 1991 il libro “UFO Crash at Roswell“, arricchendo la storia con nuovi dettagli. A sua volta, Friedman riprese le indagini e nel 1992 pubblicò, insieme a Don Berliner, il libro “Crash at Corona“.
Tra la ricostruzione di Randle e quella di Friedman, ci sono alcune discrepanze riguardo al luogo dell’impatto finale dell’UFO. Friedman sostiene che sia avvenuto nella Piana di San Augustin, mentre Randle afferma che sia avvenuto a circa 65 km a nord di Roswell. Inoltre, secondo Randle, l’UFO sarebbe caduto due giorni più tardi, nella notte del 4 luglio.
Indagini interne e scoperta del Progetto Mogul
In risposta a un’inchiesta parlamentare sul caso Roswell, il 15 febbraio 1994, l’Aeronautica militare avviò un’indagine interna con l’obiettivo di fare chiarezza definitiva sull’intera questione. Fu quindi redatto e pubblicato un primo rapporto ufficiale intitolato “The Roswell Report: Fact versus Fiction in the New Mexico Desert” nel 1995, seguito da un secondo e ultimo rapporto nel 1997.
Secondo quanto riportato nel primo rapporto sul caso Roswell pubblicato negli anni ’90, l’oggetto schiantatosi non era una sonda meteorologica, bensì un modulo appartenente al Progetto Mogul, un’operazione segreta dell’United States Air Force volta a monitorare le attività dell’Unione Sovietica e i suoi progressi nello sviluppo di bombe atomiche. I Mogul erano costituiti da una serie di palloni sonda, compresi tra 20 e 30, seguiti da una coda di grandi dimensioni formata da una dozzina di riflettori radar. Si stima che un Mogul avesse una lunghezza di circa 100 metri, e lo schianto di uno di essi avrebbe causato la dispersione di detriti in un’area più o meno estesa.
Le testimonianze riguardanti questo progetto risalgono al 1947, quando il geofisico Maurice Ewing ideò un modo per rilevare i test atomici sovietici. Inviò un promemoria al generale Carl A. Spaatz, comandante delle Army Air Forces, suggerendo che a un’altitudine di 14.000 metri vi fosse un “canale acustico” in cui sarebbe stato possibile “ascoltare” le esplosioni atomiche. Tuttavia, all’epoca non c’erano aerei in grado di raggiungere quelle quote, quindi si decise di utilizzare delle sonde specifiche.
Per realizzare i palloni, l’aeronautica stipulò un contratto con la New York University, che organizzò un gruppo chiamato “balloon group“, diretto da Athelstan Spilhaus. Dopo i primi lanci di prova effettuati tra aprile e maggio 1947 presso il campo di football della Leigh University a Bethlehem, in Pennsylvania, si decise di spostare il sito di lancio alla base aerea di Alamogordo, nel Nuovo Messico.
Il modulo precipitato tra il 2 e il 3 luglio 1947 era il Mogul appartenente al volo n.4. Alcuni avvistamenti (come l’avvistamento dei coniugi Wilmot) e alcune presunte registrazioni radar suggeriscono che un oggetto volante proveniente da Alamogordo si sia diretto verso Corona proprio quella notte. Il rapporto ufficiale ha chiarito che gli strani simboli simili a geroglifici osservati da Brazel e altri testimoni su alcuni frammenti precipitati a terra erano in realtà i disegni di un motivo floreale presenti sul nastro adesivo del pallone.
Gli studiosi degli UFO e i sostenitori della teoria dello schianto di un’astronave aliena hanno cercato di contrastare la versione ufficiale del governo, facendo riferimento a un test condotto su due testimoni chiave: il veterano Earl Fullford, sergente della base aerea di Roswell negli anni ’40 e presunto coinvolto nel recupero dei detriti del presunto impatto, e Jesse Marcel Jr., figlio del maggiore dell’esercito Jesse Marcel, direttamente coinvolto nell’incidente del 1947. I due uomini affermarono di aver visto e toccato i resti del veicolo precipitato e furono chiamati a analizzare vari materiali, tra cui il mylar, il principale componente dei palloni sonda. Tuttavia, indicarono un foglio di acetato come il materiale più simile ai resti dell’incidente di Roswell, anche se nella composizione dei palloni sonda del progetto Mogul non è presente l’acetato sotto forma di strisce o fogli, ma solo nastro in acetato.
È impossibile verificare la validità di questo presunto test, che è stato condotto per un documentario. Inoltre, i detriti trovati da Mac Brazel nella sua proprietà e consegnati allo sceriffo di Corona, come riportato nel primo rapporto ufficiale delle autorità locali, sono tutti compatibili con la composizione di un normale pallone aerostatico, come evidenziato in un articolo del CICAP curato da Massimiliano Teso: “L’ipotesi extraterrestre, quindi, è sicuramente meno solida in quanto richiederebbe un elaborato tentativo di insabbiamento, finalizzato a nascondere fino ad oggi le vere origini dei detriti“.
Comunicati radiofonici riservati
Nell’8 luglio del 1947, gli eventi furono descritti attraverso un comunicato redatto dal tenente Walter Haut, un funzionario dell’Ufficio Informazioni Pubbliche della Base Aerea di Roswell, su ordine diretto del colonnello William Blanchard, comandante della base.
Il comunicato recita quanto segue:
“Ieri, le molte voci riguardanti gli oggetti volanti non identificati sono finalmente diventate realtà. Il Dipartimento Informazioni del 509° Gruppo Bombardamento dell’VIII Forza Aerea della Base Aerea di Roswell ha avuto la fortuna di ottenere il possesso di un oggetto simile a un disco grazie alla collaborazione di un allevatore locale e dello sceriffo della Contea di Chaves (omissis). L’Aeronautica ha agito immediatamente e il disco è stato rimosso dalla proprietà dell’allevatore, successivamente esaminato presso la Base Aerea di Roswell e infine inviato al quartier generale dal maggiore Marcel“.
Teorie ufologiche e altre teorie del complotto
Secondo gli sostenitori della teoria dell’astronave schiantata, i militari avrebbero recuperato il corpo principale del disco volante e, a qualche chilometro di distanza, avrebbero trovato i corpi degli extraterrestri che si presumevano fossero alla guida dell’UFO. Il materiale recuperato sarebbe stato poi trasferito alla base militare di Wright Patterson e successivamente alla cosiddetta Area 51, una base sperimentale e militare degli Stati Uniti che da allora ha acquisito una certa fama popolare.
Secondo un’altra teoria sviluppata negli anni ’70, l’incidente vero e proprio si sarebbe verificato nella pianura di San Augustin, situata a duecento chilometri di distanza da Roswell. Barney Barnett, un ingegnere responsabile della tutela ambientale, fu il primo a parlare di questa ipotesi, affermando di aver assistito al crash di un veicolo mentre si trovava nella zona per lavoro, impegnato nel supporto alla comunità locale per progetti di protezione ambientale. Barnett raccontò che poco dopo l’incidente, i militari arrivarono sul luogo dell’impatto e lo resero inaccessibile. Non è stato tuttavia confermato se si sia effettivamente schiantato un veicolo, di origine terrestre o extraterrestre, nella pianura di San Augustin. Uno dei principali sostenitori di questa teoria nell’ambito dell’ufologia contemporanea è Art Campbell, che ha effettuato diverse ricerche sul presunto luogo dell’incidente, individuando una possibile traccia d’impatto e recuperando alcuni oggetti. In un documentario, uno dei reperti insoliti raccolti da Campbell è stato analizzato da un gruppo di esperti che lo hanno identificato come un composto organico con materiale di riempimento, probabilmente derivante dal contatto con la sabbia e il terreno, successivamente riconosciuto come polietilene ad alta densità.
Esistono diverse versioni riguardo all’incidente di Roswell. Una versione suggerisce che il velivolo sia precipitato nella pianura di San Augustin, causando la formazione di più campi di detriti, tra cui quello del ranch di Brazel. Altre versioni, invece, parlano di due punti di impatto differenti, avvenuti contemporaneamente o in tempi separati, il 2 e il 4 luglio.
Dopo l’incidente di Roswell, gli Stati Uniti hanno iniziato a negare fermamente i casi di UFO. Questo fatto è stato interpretato dai sostenitori dell’ufologia e delle teorie del complotto come l’inizio di una “congiura del silenzio“, un presunto tentativo dei governi di nascondere la verità sugli incontri con gli alieni.
Nel campo delle teorie del complotto, esistono anche altre ipotesi alternative a quella dell’astronave extraterrestre.
Nel 1995, l’ufologo Johannes von Buttlar ha affermato durante un congresso di ufologia di aver avuto accesso a documenti segreti che suggerivano che l’UFO di Roswell fosse in realtà una macchina del tempo, e i suoi piloti erano degli uomini provenienti dal futuro. Per nascondere questa notizia sconvolgente, sarebbero state diffuse sia la versione ufficiale del pallone sonda, sia la versione non ufficiale del disco volante extraterrestre. Successivamente, von Buttlar ha raccontato la sua versione dei fatti in un libro.
Nel 2005, l’ufologo britannico Nick Redfern ha sostenuto nel suo libro di aver ricevuto informazioni da un agente dei servizi segreti britannici secondo cui a Roswell sarebbe caduto un pallone sonda, ma all’interno dell’oggetto non vi erano manichini, bensì prigionieri di guerra giapponesi utilizzati come cavie umane per studiare gli effetti dell’alta quota sul corpo umano.
Esiste anche un’altra versione, sostenuta da una giornalista del Daily Beast di nome Annie Jacobsen. Nell’ambito del suo libro intitolato “Area 51“, la giornalista afferma di aver ricevuto informazioni sensazionali da un ex ingegnere della EG&G, un appaltatore della difesa statunitense, secondo cui l’incidente di Roswell fu architettato da Stalin per seminare il panico negli Stati Uniti. Secondo questa versione, il dittatore sovietico avrebbe inviato un cacciabombardiere Horten Ho 229 verso l’America, con a bordo esseri umani deformi e mutati da esperimenti eugenetici condotti da Joseph Mengele. L’operazione avrebbe avuto lo scopo di terrorizzare gli Stati Uniti, ma fallì quando il velivolo precipitò a Roswell a causa di una tempesta.
Principali testimoni che affermano di aver visto l’ipotetico schianto di un UFO
Mac Brazel
Il primo testimone dell’eventuale schianto fu William Ware Mac Brazel, un contadino di Corona. Egli riferì di aver sentito un forte boato proveniente dal suo ranch e, il giorno successivo, di aver notato frammenti estranei sparsi in tutta la sua proprietà e nell’area circostante. Mac Brazel raccolse la maggior parte di questi frammenti e li consegnò allo sceriffo di Roswell, George Wilcox. Anche lo sceriffo, dopo averli esaminati, li giudicò molto insoliti e decise di farli analizzare presso la base militare di Roswell. Qui, il maggiore Jesse Marcel e il suo team conclusero che non si trattava né di un missile né di un pallone sonda, ma forse di parti di un’astronave. Tuttavia, la notizia dell’incidente di un UFO fu prontamente smentita dai media, poiché i funzionari militari comunicarono che ulteriori indagini avevano rivelato che i resti appartenevano a un pallone sonda.
Walter Haut
L’allora tenente Walter Haut, incaricato delle relazioni pubbliche alla base militare di Roswell e responsabile del famoso comunicato stampa dell’8 luglio 1947, lasciò una dichiarazione firmata e sigillata da aprire solo dopo la sua morte (avvenuta il 15 dicembre 2005). In essa, affermò essenzialmente che la versione originale pubblicata nel comunicato stampa era completamente vera riguardo ai fatti: “Sono convinto che quello che ho personalmente osservato era un tipo di astronave e il suo equipaggio proveniente dallo spazio“.
Il testo completo della dichiarazione giurata fu pubblicato nel giugno 2007 nel libro “Witness to Roswell: Unmasking the 60 Year Cover-Up“. Secondo gli autori, Haut aveva giurato al suo amico colonnello Blanchard di non rivelare in vita alcuna informazione sugli eventi. Pertanto, aveva sempre negato di essere stato testimone degli avvenimenti, affermando di aver diffuso informazioni che gli erano state riportate.
Nella sua testimonianza, Haut descrisse quanto accaduto l’8 luglio 1947, dopo l’annuncio stampa fatto nel pomeriggio. Il Colonnello Blanchard lo condusse in un hangar della base, dove vide un’astronave a forma di uovo lunga circa 4 metri e mezzo e diversi piccoli corpi alti circa un metro, con teste di dimensioni grandi. Era convinto che questi corpi fossero alieni e fossero stati trovati sul luogo dell’incidente di Roswell. Haut dichiarò inoltre che c’erano due zone di detriti: una era un campo di detriti di grandi dimensioni a circa 75 miglia a nord-ovest di Roswell (il sito investigato dal Maggiore Marcel), mentre l’altra si trovava a circa 40 miglia a nord della città, dove erano stati trovati l’astronave principale e i corpi.
Il sito a nord era stato scoperto da civili il 7 luglio. Durante una riunione a cui partecipò quella mattina dell’8 luglio, gli ufficiali della base furono informati dei strani detriti trovati, che nessuno riusciva ad identificare. Haut disse che si discusse su cosa comunicare al pubblico. Il Generale Ramey era arrivato per partecipare alla riunione e suggerì di parlare solo del campo di detriti più distante come diversivo, per distogliere l’attenzione dalla zona più importante con i corpi e l’astronave. Haut sapeva che Ramey stava eseguendo gli ordini del Pentagono, ma non sapeva esattamente quali informazioni dovessero essere divulgate.
Il comunicato stampa che venne rilasciato poche ore dopo descrisse solo in modo generico la prima zona di detriti, affermando che le United States Army Air Forces avevano recuperato un “disco volante” con la collaborazione di un allevatore locale e che era stato poi trasferito ai “piani più alti” dopo essere stato esaminato alla base. Successivamente, il Generale Ramey dichiarò che si era trattato di un errore di identificazione di un pallone meteorologico come disco volante.
Tuttavia, alcuni mettono in dubbio che la dichiarazione sia stata effettivamente scritta da Haut e sottolineano che a partire dal 2000 le condizioni mentali dell’ex militare non gli permettevano di ricordare con precisione dettagli del suo passato. A causa di questi fattori, l’affidabilità della dichiarazione è estremamente dubbia.
Elias Benjamin
Durante un episodio della serie televisiva Sci Fi Investigates trasmesso l’8 novembre 2006 su Syfy, viene intervistato Elias Benjamin, un agente di polizia militare del 390º Air Service Squadron. Benjamin racconta di aver scortato tre corpi coperti da un lenzuolo dall’Hangar 84 all’ospedale della base militare di Roswell nella notte tra il 7 e l’8 luglio.
Durante il trasporto, uno dei corpi sembrava muoversi e il lenzuolo si scivolò, rivelando un volto grigio e gonfio, chiaramente non umano. All’ospedale della base, senza il lenzuolo, Benjamin vide un essere molto piccolo con una testa a forma di uovo più grande rispetto al corpo, caratterizzato da occhi obliqui e altre aperture che potrebbero essere state il naso e la bocca. Benjamin crede che fosse ancora vivo e ricorda un odore terribile nell’ospedale. Afferma inoltre di aver visto i detriti metallici dello schianto nel capannone, che non potevano essere ricondotti a un incidente aereo poiché non erano bruciati.
Dopo l’evento, Benjamin fu interrogato e costretto a firmare una dichiarazione di riservatezza, avvertendo che gravi conseguenze avrebbero colpito lui e la sua famiglia se avesse parlato.
Frederick Benthal
Il sergente Frederick Benthal, un esperto fotografo, racconta di essere partito in aereo da Washington DC insieme al caporale Al Kirkpatrick per fotografare il relitto e i corpi degli alieni. Furono portati nella zona dell’incidente a nord di Roswell, dove Benthal osservò camion che trasportavano i rottami di un oggetto non identificato.
Successivamente, Kirkpatrick fu portato in un’altra area per raccogliere ulteriori pezzi, mentre Benthal venne condotto in una tenda vicina. All’interno della tenda, fotografò alcuni piccoli corpi distesi su un telo. Descrive questi corpi come simili, con la pelle scura, sottile e grandi teste. L’odore di formaldeide permeava l’aria nella tenda.
In seguito, Kirkpatrick si recò in un altro sito con camion carichi di rottami. Tutto l’equipaggiamento e il materiale fotografico furono confiscati. Tornarono alla base e poi a Washington, dove furono interrogati e dichiararono di non aver visto nulla.
Veterani che negano le teorie ufologiche
James Noce
James Noce ha lavorato nell’Area 51 negli anni sessanta e settanta per conto della CIA. A 72 anni, non più vincolato dal patto di segretezza, ha scelto di rivelare ciò che avveniva nella base segreta in un’intervista al Seattle Times.
Noce ha condiviso la sua esperienza e la sua partecipazione a progetti e operazioni “black“. Negli anni sessanta, l’Area 51 era coinvolta nei test di aerei sperimentali come l’A-12, l’SR-71 Blackbird e l’U-2, modelli che non potevano essere rivelati durante le fasi di sviluppo e test per ragioni di sicurezza. Il 24 maggio 1963, Noce era uno dei responsabili del segreto che copriva l’incidente di un A-12 chiamato “Articolo 123” nello Utah. Ha anche confermato che era pratica comune per gli agenti della CIA intimidire i testimoni per evitare che rivelassero informazioni su eventi che dovevano rimanere segreti. Ha sostenuto che non ci sono mai stati incontri ravvicinati con veicoli o creature non umane, affermando che le storie sugli UFO sono utili alla CIA e all’Air Force per coprire i test di prototipi segreti.
I Veterani della Roadrunners Internationale
I veterani della Roadrunners Internationale sono ex militari che hanno operato all’interno di basi dell’aeronautica militare, che secondo la comunità ufologica, sono state coinvolte in operazioni di contatto con velivoli e civiltà extraterrestri. Liberati dagli obblighi di segretezza, hanno deciso di svelare ciò che avveniva all’interno di queste basi segrete statunitensi. Ad esempio, hanno raccontato del progetto OXCART, un aereo spia utilizzato per missioni nei territori dell’Unione Sovietica, che è stato testato nell’Area 51. Hanno anche rivelato la costruzione di falsi prototipi ideati per ingannare le forze sovietiche che cercavano di monitorare le attività tramite satelliti ad infrarossi.
Il Documentario di National Geographic: “Dentro l’Area 51”
Nell’estate del 2011, National Geographic Channel ha realizzato un documentario che esplorava le attività del governo statunitense nel deserto del Nuovo Messico e, indirettamente, il caso di Roswell. Grazie agli intervistati veterani e ai documenti dell’intelligence, è stato dimostrato come in basi come l’Area 51 venissero progettati e testati velivoli militari di massima segretezza, inclusi modelli avanzati di aerei spia e un velivolo invisibile completamente segreto, sviluppato proprio all’interno dell’Area 51. Nel 1963, uno di questi velivoli è precipitato, ma l’incidente è stato coperto dalla CIA.
Analisi delle testimonianze e ipotesi
Nel suo libro del 2001, Karl Pflock ha condotto un’analisi sulle testimonianze presentate da altri autori riguardo al caso di Roswell. Ha scoperto che su circa 300 testimoni, solamente 41 avevano avuto informazioni dirette o di seconda mano, e solo 23 avevano riscontrato prove fisiche. Tra questi ultimi, solo 7 avevano pensato che ciò potesse provenire da un altro mondo. Pflock ha inoltre notato che solamente 4 testimoni hanno affermato di aver visto corpi di alieni: tuttavia, 3 di questi testimoni non sono considerati affidabili in quanto hanno cambiato versione, mentre ci sono poche informazioni sul quarto testimone.
Pflock ha ipotizzato che, nel corso dei decenni, i testimoni potrebbero aver confuso i loro ricordi. In particolare, è stato evidenziato che nel 1956 un aereo cisterna è precipitato a pochi chilometri da Roswell, causando un incendio e uccidendo gli 11 membri dell’equipaggio, alcuni dei quali sono stati portati in ospedale e sottoposti ad autopsia. Secondo Pflock, alcuni testimoni potrebbero aver confuso gli eventi del 1947 con quelli del 1956, unendo i due episodi in un unico evento.
Mistificazioni accertate
I filmati di Santilli
Nel 1994, il produttore discografico Ray Santilli di Londra ha affermato di aver ottenuto alcune bobine di pellicola cinematografica che mostravano presunti alieni caduti a Roswell insieme a un disco volante e i resti del veicolo. Santilli ha dichiarato che, mentre cercava dei video musicali del famoso cantante Elvis Presley, ha comprato delle pellicole da un ex cineoperatore statunitense di nome Jack Barnett (pseudonimo), tra le quali compariva anche un’autopsia eseguita da due medici su un ipotetico extraterrestre, che secondo gli ufologi corrisponderebbe alla descrizione di un Grigio medio.
Nel 1995, Santilli vende le registrazioni ai media di tutto il mondo. In totale, ci sono 4 video:
- Il primo è il Video della Tenda, che mostra due medici che eseguono un’operazione su un corpo di un alieno sdraiato su un lettino all’interno di una tenda eretta sul sito dell’incidente degli UFO. In alcune inquadrature compare un uomo di spalle con un impermeabile, che secondo Santilli sarebbe il presidente Truman, presente sul posto per osservare il recupero dei corpi alieni.
- Il secondo è il Video dei Detriti, girato in uno stile completamente diverso dal Video della Tenda. Mostra presunti detriti dell’astronave aliena catalogati e disposti su alcuni tavoli.
- Il terzo è l’Autopsia Aliena, girata nello stesso stile del Video dei Detriti, che mostra chiaramente l’esame autoptico eseguito da alcuni medici su un essere extraterrestre.
- Il quarto è la Seconda Autopsia Aliena, che Santilli mostra a consulenti come Philip Mantle, Reg Presley e Maurizio Baiata. Questo video mostra un’operazione simile all’Autopsia Aliena, ma eseguita su un corpo diverso. Di questo video vengono pubblicati solo due fotogrammi.
Tutte le registrazioni sono in bianco e nero e senza audio. Nel 1995, il Video dei Detriti e l’Autopsia Aliena vengono trasmessi in Italia, prima con una anteprima nel programma televisivo Mixer e successivamente in una serie di speciali del programma Rai Misteri condotto da Lorenza Foschini.
Le sequenze suscitarono grande clamore, ma dopo numerosi studi condotti sui fotogrammi e sulla location del presunto laboratorio, gli esperti hanno concluso che il filmato era un falso. Lo stile delle riprese risultava troppo moderno per essere una registrazione ufficiale dell’esercito del 1947, e le presunte incompetenze dei medici nell’eseguire l’autopsia hanno sollevato dubbi sulla sua autenticità fin dall’inizio.
Nel 2006 è stato realizzato un film commedia intitolato “Alien Autopsy“, che narra la storia di Santilli e del presunto ritrovamento di un filmato originale, fino all’idea di crearne uno falso da diffondere in tutto il mondo. In occasione della promozione del film, Santilli ha rilasciato un’intervista per uno speciale televisivo intitolato “Eamonn’s Investigates“, in cui ha rivelato che il “Video dei Detriti” e l'”Autopsia Aliena” erano ricostruzioni basate sulle pellicole originali acquistate da Jack Barnett. Secondo Santilli, solo alcuni fotogrammi in buone condizioni del nastro originale sono stati inclusi nella sua ricostruzione cinematografica.
In un’intervista concessa nel documentario “Alien Autopsy: The Search for Answers“, Santilli continua a sostenere che i nastri originali di Jack Barnett esistano.