Albert Einstein era un geniale scienziato ma anche un uomo come tanti, che per tutelare il suo matrimonio ormai deterioratosi, impose alla moglie una serie di condizioni
Albert Einstein corteggiò appassionatamente la sua prima moglie Mileva Maric, anche contro i desideri della sua famiglia. Il rapporto per quanto intellettualmente stimolante era però turbolento tanto che nel 1914, arrivarono ai ferri corti. Rendendosi conto che non c’era speranza, Einstein propose di rimanere insieme per il bene dei loro figli, ma solo se la moglie avesse accettato una serie di condizioni. Esse sono emerse dalle lettere che i due si scrissero tra il 1897 e il 1903, riportate da Walter Isaacson nel suo libro “Einstein: la sua vita, il suo universo”. Mileva le accettò, ma senza risultato. Alcuni mesi dopo lasciò il marito a Berlino e si trasferì con i loro figli a Zurigo. Alla fine divorziarono nel 1919, dopo aver vissuto separati in casa per cinque anni.
CONDIZIONI
Ti assicurerai che:
- i miei vestiti e il mio bucato siano sempre tenuti in buon ordine;
- che riceverò i miei tre pasti regolarmente e nella mia stanza;
- che la mia stanza e il mio studio siano sempre puliti, e specialmente che il mio tavolo sia riservato al mio esclusivo utilizzo.
Rinuncerai a tutte le relazioni personali con me, a meno che non siano strettamente necessarie per ragioni di etichetta e di vita sociale. In particolare ti asterrai:
- dal sederti accanto a me in casa;
- dall’uscire o viaggiare con me.
Ti atterrai ai seguenti punti per regolare le relazioni personali con me:
- non ti aspetterai alcuna intimità da me, e non mi rimprovererai in alcun modo per questa mancanza;
- smetterai di parlare, se io ne farò richiesta;
- lascerai immediatamente la mia stanza da letto o il mio studio, senza protestare, quando io ne farò richiesta.
Ti impegnerai a non sminuire me di fronte ai nostri figli, sia attraverso le parole che il comportamento.
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