L’amico gli aveva iniettato una sostanza mortale per poi salvarlo e mostrarsi come un eroe durante un incidente ma causandogli danni fisici permanenti
Credeva che gli avesse salvato la vita, invece aveva tentato di ucciderlo. È l’inquietante storia di Matthias Corssen e del presunto amico Niels Högel, in realtà un serial killer, poi condannato all’ergastolo per 85 omicidi avvenuti negli ospedali. L’uomo iniettò una sostanza mortale all’amico per poi salvarlo e mostrarsi come un eroe durante un incidente (causandogli, però, danni fisici permanenti).
La storia
Niels Högel è stato soprannominato il “mostro di Oldenburg”. E’ un ex infermiere professionale tedesco accusato di oltre 100 omicidi di pazienti morti durante i suoi turni in oltre un decennio di carriera negli ospedali della Germania.
Matthias Corssen aveva incontrato Niels Högel mentre entrambi lavoravano sulle ambulanze, il primo come paramedico e il secondo come infermiere volontario. Erano diventati amici e trascorrevano del tempo insieme anche dopo il lavoro quando, nel giugno del 2004, Corssen venne investito da una vettura e rimase ferito in strada. A soccorrerlo quel giorno arrivò un’ambulanza col suo amico a bordo che gli praticò le prime manovre rianimatorie dopo un arresto cardiaco, provvedendo poi a intubarlo prima del trasporto in ospedale.
Un intervento salvavita, o almeno così credettero tutti all’inizio (compreso Corssen). Così tanto che quando l’amico finì nei guai per alcune accuse morti sospette in ospedale, molti anni dopo, lo ospitò a casa. In realtà quelli erano più che sospetti tanto che nel 2019 il tribunale di Oldenburg condannò l’infermiere all’ergastolo per la morte di 85 pazienti a cui erano stati somministrati farmaci mortali. Secondo l’accusa, l’uomo causò crisi in pazienti ricoverati per poi far finta di intervenire e salvarli (ma così facendo causò la morte di decine di persone).
Anche Matthias Corssen apprese che in realtà il giorno dell’incidente una iniezione letale era stata fatta anche a lui da quello che credeva un amico. Il perito che riesaminò la cartella clinica concluse che non svenne per la botta alla testa ma perché Högel gli iniettò una droga che gli fece rilassare i muscoli, facendogli cessare il respiro, sapendo che lo avrebbe potuto uccidere, anche se poi lo salvò.